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Abbi pazienza Madonnina, oggi c’è lo skyline
«È sana la voglia di salire in alto»
di Redazione
È più alto il nostro o il vostro? Nella nostra preadolescenza puberale di fanciulli implumi la questione riguardava sempre, com’è noto, la lunghezza. Nella preadolescenza culturale lombarda del 2011 è invece questione di altezza. Palazzo Regionale o Palazzo di Porta Nuova? A Milano, Lombardia, Italia, Europa, Terra, sono questi gli argomenti che contano.
Dirimiamo. Se la guglia di Porta Nuova appartiene alla struttura, al disegno del palazzo, allora vince Porta Nuova. Se l’antenna è solo un’aggiunta, allora vince la Regione. E qui finisce la discussione. I Milanesi si lamentano sempre. Mai contenti. Adesso i nuovi palazzi rovinano lo skyline di via Solferino, della Maggiolina, di via Keplero, di via Rodolfo Maria Ceradini. Ma scusate, quando mai Milano ha avuto uno skyline?
Gli fa ombra, si sentono depredati del sole. ‘Sti lungagnoni si mettono in mezzo, simil-granatieri, tra la Madonnina e il Resegone, tra l’alta Custode dei nostri destini rozzaneschi, cernuschini, villapizzonensi, pontelambrani, di viale Argonne e piazza Guardi, di via San Luca e di via Sentiero del Dragone, e la chiostra prealpina, che splende dorata al tramonto non meno di Lei.
Ma insomma, perché andare così in alto? Lasciate ? così dicono ? che Milano sia bassa, distesa come una bella polentina in una pianura dove la luce è fin troppa. E invece adesso è tutta una luce!, luce! Salgono su, tra qualche anno sarà tutta una fungaia, un’abetaia.
E allora che fine farà questa bella città mirabilmente sdraiata sotto questo cielo talvolta straziante come una spina ficcata dentro il cuore, talaltra dubbioso come un professore d’italiano alle prese con l’interpretazione di un passo del Cecchi, o del Panzacchi?
Ma è poi la sdraiatezza quella che cerchiamo? O è un modo come un altro per brontolare un po’, appigliandoci perfino a uno skyline che non c’è mai stato? Tutti così aggrappati alle nostre buone abitudini, all’aperitivo e alle paste la domenica: proprio qui, a Milano, dove forse provare a essere grandi costa meno…
Io non verserò nemmeno una lacrima il giorno in cui i cinesi, o i congolesi, avranno smontato il Colosseo per rimontarlo a diecimila km da Roma, o quando al posto di Palazzo Pitti vedremo sorgere un grattacielo, un autoparco, un mercatino rionale. Figuriamoci se piango alla vista dei palazzoni milanesi. Io rido. Guardate come sono belli, così alti, così cordiali. Forse è vero che c’è troppo vetro, ? che è il materiale del Grande Fratello ? e c’è anche il rischio che restino mezzi vuoti, perché tra un po’ i soldi per l’affitto non ci saranno più, e già che ci siamo c’è anche il rischio che il grattacielone alla fine se lo compri la malavita.
Ma come si fa a non aver voglia di salire in alto? Ve lo ricordate, voi vecchi, il giorno in cui l’uomo arrivò sulla Luna? Valeva la pena andare così in alto? È come chiedersi: perché non bisogna uccidere la gente? Ma che domande sono! Forse proprio questo è il punto: che ci poniamo tutte domande cretine. Ma l’uomo non vuole salire? Non vuole sfidare il destino? Non vuole cambiare la faccia delle città? Perché lo fa? Quali calcoli ci stanno dietro? Nessun calcolo. Siamo solo noi che abbiamo i calcoli nel cervello.
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