Non profit

Achini: troppi sprechi ma questo è un trampolino

di Redazione

Grande possibilità o spreco inaudito? Questa la domanda che nasce spontanea guardando i Mondiali sudafricani. Un Paese povero e lacerato dalla violenza è la vetrina della più grande macchina commerciale e folkloristica che esista. «Chiaramente un Mondiale in Africa è un’esperienza affascinante e unica ma anche ricca di contraddizioni», spiega Massimo Achini, presidente del Csi – Centro sportivo italiano. «Da un lato è chiaro e intuitivo che un Paese che spende 65 miliardi di euro per organizzare una manifestazione sportiva in un continente dove mancano acqua e cibo, è un grande contrasto». C’è però anche l’altra faccia della medaglia… «Dall’altro, è altrettanto chiaro che l’evento porta tante opportunità, prima fra tutte quella di essere alla ribalta nel mondo», sottolinea Achini.
Il Continente nero conserva ancora quello spirito vero e sano che riguarda l’attività sportiva. «Noi possiamo dirlo con cognizione di causa», rivendica orgoglioso Achini, forte dell’esperienza decennale in Camerun, col progetto «Sport for Africa», e dell’impegno in Zambia. «L’Africa ha nel cuore una voglia di giocare che è infinita», commenta. «Vi sono andato tre volte e mi hanno impressionato l’entusiasmo, la passione e la vera gioia dello sport che lì vive ancora. Basta buttare un pallone per strada per cambiare la giornata delle persone». Da questo punto di vista sembra che i Mondiali funzionino. La passione per lo sport, vero bello e allegro, sta esplodendo sempre di più. «Oggi ormai si gioca dappertutto: nei villaggi, nella foresta e nelle aree metropolitane», conclude Achini ammonendo: «Adesso il punto è non disperdere questo patrimonio di entusiasmo e di passione. Troppo spesso dopo la realizzazione del grande business non segue la promozione della pratica sportiva». La speranza è che il Mondiale faccia da volano, da starter per promuovere lo sport come strumento educativo.

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