Non profit
Acli: pesante retrocessione dell’Italia
Dati Ocse: il divario tra ricchi e poveri in Europa vede l'Italia al primo posto
di Redazione
I dati Ocse, diffusi oggi a Parigi sulle disuguaglianze dei redditi nei Paesi industrializzati e in quelli emergenti certificano una «pesante retrocessione sociale» dell’Italia. Il nostro Paese si colloca infatti al primo posto per divario ricchi-poveri in Europa, al quinto posto tra tutti i Paesi dell’area Ocse (dietro Messico, Stati Uniti, Israele e Regno Unito).
«La competizione internazionale ha fortemente indebolito il nostro sistema produttivo» affermano le Acli, ma «le ragioni delle disuguaglianze nel nostro Paese vanno individuate innanzitutto nell’endemica debolezza dei redditi di lavoro dipendente e dalla quasi totale assenza di un sistema generalizzato di tutele nel mercato del lavoro». Condizioni che ci hanno avvicinato in questi anni «ai contesti economici di natura anglosassone che non sono né potranno essere nostri punti di riferimento per le politiche sociali». Per attenuare «pesante retrocessione sociale», occorre «ridurre subito il carico fiscale sul lavoro dipendente, già pesantissimo, che oggi rappresenta un vero freno tirato verso la crescita dello sviluppo e dell’occupazione».
Ma il divario tra cittadini ricchi e poveri cresce in gran parte dei Paesi Ocse. Il coefficiente di Gini – l’indicatore della disuguaglianza sociale che misura la concentrazione della ricchezza – è aumentato del 10% dal 2000 ai oggi. «La disuguaglianza sociale si conferma essere la dimensione più critica dello sviluppo nell’epoca della globalizzazione», affermano ancora le Acli, che individuano le cause nella «mancanza di regole», di cui sono parimenti responsabili governi nazionali e organismi internazionali, che «non hanno saputo porre regole adeguate e forme di governo più stringenti di fronte ai grandi cambiamenti dell’assetto economico mondiale».
È «soprattutto la finanza – accusano le Acli – l’acceleratore delle disparità di reddito, con la sua logica intrinseca che premia i ricchi e lascia indietro le altre forme di reddito, in particolare i redditi da lavoro. L’illusione dei una ricchezza illimitata e senza regole ha lasciato dietro alle spalle queste devastazioni».
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