Welfare

Ad oltranza contro Alcatraz

Metà della popolazione di Lampedusa è scesa in piazza per protesta contro l'ipotesi di un nuovo centro di identificazione ed espulsione degli immigrati voluto da Maroni. E lo sciopero continuerà ad oltranza, annuncia il sindaco

di Redazione

Su seimila abitanti la metà erano incorteo per protestare contro il nuovo centro di identificazione ed espulsione proposto da Maroni. Per rispondere alla protesta il Consiglio dei Ministri ha istituito un comitato interministeriale per la definizione di iniziative a favore dell’isola. La decisione è contemporanea all’apertura del Cie nell’isola delle Pelagie ed è stata contestata da esponenti del Pd, che hanno visitato l’isola. Secondo il vicesegretario Dario Franceschini «in un centro costruito per ospitare 300 persone, e nei momenti di emergenza fino a un massimo di 800, sono accatastate oltre 1.500 persone. Fino a ieri erano oltre 1.800, perche’ dall’annuncio della nostra visita, tra ieri pomeriggio e stamattina, per fortuna almeno 300 di loro sono stati trasferiti negli altri centri italiani. Quello che ho visto non ha a che fare solo con le politiche dell’immigrazione, ma prima di tutto con il piu’ elementare rispetto dei diritti umani. L’affollamento del centro non e’ frutto di sbarchi imprevisti, ma della scelta ideologica del governo di destra e del ministro Maroni: trasformare un centro di prima accoglienza (che era diventato negli anni scorsi un modello a livello europeo e che ospitava gli immigrati mediamente per 48 ore prima di trasferirli nei centri dedicati a coloro che chiedono asilo politico o in quelli che devono provvedere all’identificazione ed espulsione) in un luogo in cui nascondere, lontano dagli occhi e dai riflettori come a Lampedusa, gli insuccessi sulle politiche per l’immigrazione. Sono i dati del ministero a dire che si è passati dai 20mila sbarchi del 2007, sotto il governo Prodi, ai 36mila del 2008″. “La sola Lampedusa da 11mila a 30mila. Quello che ho visto oggi», ha concluso il numero due del Pd, «non è degno di un Paese che ha la cultura giuridica del rispetto della legge e i valori della solidarieta’ nella sua storia e nel suo Dna. Una vergogna».

Secondo quanto riferisce l’agenzia Agi, gli enti di tutela dei rifugiati riuniti nel Tavolo Asilo si sono rivolti al ministro dell’Interno Roberto Maroni perché vengano sospese le nuove misure restrittive applicate a migranti e rifugiati arrivati via mare a Lampedusa. Il ministro Maroni ha disposto, nei giorni scorsi, il blocco dei trasferimenti delle persone giunte a Lampedusa verso centri di accoglienza sul territorio nazionale. È stato inoltre deciso l’invio sull’isola di due commissioni che stanno da alcuni giorni esaminando le domande di asilo. Nel frattempo migranti e richiedenti asilo restano nel centro, che risulta sovraffollato, con evidenti conseguenze per le condizioni igienico-sanitarie e rischi per le persone vulnerabili, tra cui le donne, i bambini e i minori non accompagnati. Questi ultimi, peraltro, dovrebbero essere trasferiti in centri per minori. Al 21 gennaio 2009 erano presenti oltre 1800 persone, a fronte di una capienza massima di 804 posti. 
Sull’isola inoltre non c’é né un tribunale per ricevere un ricorso contro una decisione negativa delle Commissioni, ne’ uno studio legale in grado di prestare assistenza. Questo significa che ai richiedenti asilo viene di fatto negato un diritto sancito nella Direttiva dell’Unione europea sulla Procedura d’asilo nonche’ nella normativa italiana di attuazione”. Secondo il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, «è sconcertante che l’Europa non si occupi di un problema che non si risolve rispedendo facilmente a casa la gente, ma trattando l’Africa in maniera diversa. O si investe lì per creare un minimo di benessere, sottraendo quelle popolazioni alla disperazione, oppure si assisterà ad un dramma senza fine».

Intanto «lo sciopero generale a Lampedusa, continua ad oltranza”. Lo ha detto, Bernardino De Rubeis, sindaco dell’isola riferendo le conclusione del coniglio comunale straordinario tenuto in serata. «Il consiglio ha deliberato all’unanimità di continuare lo sciopero per protestare contro la decisione di Maroni di istituire un centro di identificazione ed espulsione». A Lampedusa, intanto, per coordinare le iniziative di lotta dei prossimi giorni è stato costituito un comitato di lotta. «Ne fanno parte componenti della giunta, consiglieri, gente di ‘Sos Pelagie’», dice De Rubeis,  «comunicheremo a tutte le autorità i loro nomi, saranno facilmente identificabili. Ci auguriamo che le prossime giornate siano pià tranquille ma continueremo a dire no alle idee discutibili del signor ministro».

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