Un fatto di cronaca ? il non riconoscimento di un neonato a Roma ? ha portato allo scoperto ciò che Aisac – Associazione per l’informazione e lo studio dell’acondroplasia, fa sull’adozione. Come spiega Marco Sessa, presidente di Aisac, «ci siamo sempre occupati delle famiglie che, avendo adottato un bambino con questo problema, avevano bisogno di un supporto e di un confronto».
Dopo il can can mediatico, continua Sessa, non è mancato un certo sconcerto, «ci è sembrato, per usare un eufemismo, “poco carino” che su quel caso si fosse fatta così tanta pubblicità. Ogni giorno ci sono diversi casi di bambini anche sanissimi abbandonati alla nascita, perché quindi tutta quella pubblicità? Perché il bambino è affetto da una patologia? E poi molti soci ci hanno contattato. Si è aperto un dibattito all’interno dell’associazione e abbiamo quindi deciso di dare visibilità a quello che stavamo facendo sul tema».
L’associazione è impegnata in un progetto che sta arrivando in queste settimane alla sua conclusione. Dopo aver raccolto informazioni dalle famiglie che hanno adottato un bambino con acondroplasia, si sta lavorando alla realizzazione di schede informative dedicate ai genitori in procinto di adottare un bambino con patologie: «l’obiettivo è quello di dare maggiori informazioni anche i tribunali», spiega Sessa.
Il progetto ? che gode di un contributo di Fondazione Cariplo ? prevede azioni destinate ai genitori adottivi di bambini con malattie congenite rare in generale e azioni specifiche per le famiglie con bambini affetti da acondroplasia adottati. «I genitori adottivi ci contattavano sempre post adozione, rare volte ci hanno contattato gli enti autorizzati all’adozione. C’è una certa confusione sull’argomento e proprio per questo abbiamo pensato di fare qualcosa per la pre-adozione, così da fornire informazioni corrette e un aiuto in questo delicatissimo terreno», conclude Sessa. Una giornata informativa speicifica è già in programma l’11 febbraio: info su www.aisac.it.
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