Famiglia

Adozioni: l’identikit degli aspiranti genitori

L'Istat ha effettuato per la prima volta, nel 2003, un'indagine presso i 29 tribunali per minorenni ai quali si devono rivolgere gli aspiranti genitori adottivi.

di Redazione

Non sono piu’ tanto giovani, ma forse anche per questo la loro posizione economica e lavorativa e’ ormai consolidata, hanno un livello d’istruzione medio-alto, sono sposati da nove anni e, soprattutto, hanno tanta voglia di tenere tra le braccia un pargolo: sono gli italiani che hanno chiesto, nel 2003, di poter adottare un bambino. Lo rivela l’Istat, che ha effettuato per la prima volta, nel 2003, un’indagine presso i 29 tribunali per minorenni ai quali si devono rivolgere gli aspiranti genitori adottivi.

LE DOMANDE – Sono state 7.602 le coppie che, nel 2003, hanno presentato domanda di adozione. La maggior parte (67,8%) ha fatto una richiesta ‘mista’, cioe’ di adozione sia nazionale che internazionale; al Sud e nelle isole, pero’, la richiesta di bambini italiani e’ piu’ elevata rispetto al resto del Paese. Il 77,9% delle coppie matura la decisione di adottare un bambino dopo il matrimonio: nel 67,3% si tratta di una scelta di entrambi i coniugi, mentre una volta su quattro e’ la moglie a prendere l’iniziativa. In media (37,4%) risultano sposate da nove anni, prevalentemente con rito religioso. LE

CARATTERISTICHE – Al momento della domanda, l’eta’ media del marito e’ di 40 anni, quella della moglie 38, senza particolari differenze territoriali. Appena il 2,2% degli aspiranti padri e il 7,3% delle aspiranti madri non supera i 30 anni di eta’, mentre ben il 17,2% degli uomini e l’8,7% delle donne ha piu’ di 45 anni, pertanto non puo’ aspirare ad avere un bambino con meno di 12 mesi. Chi vuole adottare possiede in genere un livello di istruzione e di occupazione piuttosto elevato: un quarto circa e’ laureato, quasi la meta’ ha un diploma superiore. L’uomo che desidera adottare e’ quasi sempre occupato (97%) e nella maggior parte dei casi come lavoratore dipendente; il 74,2% delle mogli lavora, contro il 20,5% che sta a casa. La disponibilita’ di tempo da dedicare al futuro figlio varia: un uomo su quattro e una donna su due dichiara di avere meta’ giornata libera, mentre il 38,8% degli uomini e il 21,8% delle donne e’ libero solo la sera. LA

SITUAZIONE ECONOMICA – Il reddito familiare complessivo annuale, al netto, si colloca per il 38,6% delle coppie nella fascia compresa tra 25 mila e 40 mila euro, per il 32,2% tra 10 mila e 25 mila euro. Le coppie con reddito superiore ai 25 mila euro si concentrano soprattutto al Nord, attestandosi invece su valori molto piu’ bassi nel Mezzogiorno. Quasi tutte hanno almeno uno dei due genitori (i futuri nonni) ancora vivente, sul quale contano come sostegno sicuro.

LE MOTIVAZIONI – Nel 90% dei casi sono le coppie che non possono avere figli a voler adottare. Talvolta la richiesta avviene in seguito alla perdita di un figlio. L’8% di chi fa domanda ha gia’ un figlio adottivo. La ragione principale (80% circa) che porta a chiedere l’adozione e’ il desiderio di dare una famiglia a un minore abbandonato; al secondo posto (50% circa) il desiderio di completare una famiglia in cui non ci sono figli.

LE PREFERENZE – Gli aspiranti genitori vogliono in gran parte un bimbo piccolo: circa l’84% lo vorrebbe di eta’ inferiore ai 5 anni. Solo il 7% non dichiara preferenze di eta’. Per tre coppie su quattro il sesso del piccolo e’ indifferente, mentre tra chi indica una preferenza prevalgono le femminucce. Sette coppie su 10 si dicono disponibili ad accogliere piu’ minori contemporaneamente. Soltanto l’11,5% delle coppie adotterebbe un bambino disabile, e il 4,7% uno con piu’ di 12 anni. Piu’ dell’80% delle coppie che intendono adottare un minore straniero dichiara di voler dare una famiglia a un bambino abbandonato, indipendentemente dalla sua nazionalita’. Circa il 40% richiede l’adozione internazionale per aiutare i bambini nati nei Paesi piu’ poveri. Piu’ di una coppia su cinque, infine, intraprende il percorso dell’adozione internazionale perche’ ritiene di avere maggiori probabilita’ di successo rispetto a quello nazionale. Infine, il 64% dichiara di non avere preferenze relativamente alla provenienza geografica del bambino, mentre il 70% pensa che l’eventuale accoglienza di un minore di diversa etnia non comportera’ problemi di integrazione sociale.

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