Famiglia

Adozioni, svolta a Strasburgo

di Redazione

L’adottabilità del minore deve essere concessa prima di tutto nel proprio Paese d’origine e poi all’interno dell’Unione Europea. È di portata storica la Risoluzione (approvata all’unanimità) del Parlamento europeo sulle adozioni internazionali: apre la strada, per la prima volta, a un’armonizzazione delle procedure che potrebbe portare a una forma di “adozione europea” tra i 27 Paesi membri. E, soprattutto, riapre la spinosa questione delle adozioni internazionali in Romania, che Bucarest ha deciso di precludere con una legge del 2004.
«I colleghi romeni hanno fortemente combattuto il testo di questa risoluzione», commenta la proponente Roberta Angelilli, vicepresidente del Parlamento europeo e deputata del Ppe. «Alla fine hanno deciso di approvarla, ribadendo però che ritengono l’adozione, che secondo i loro dati riguarda 21mila minori istituzionalizzati, una “questione nazionale”. Pur rispettando questa posizione, è chiaro che nell’Europa a 27, in materia di diritti dei minori deve esistere una cornice coerente di valori e procedure. Ci auguriamo dunque che questa risoluzione rappresenti un altro strumento, nelle mani della Commissione, per sbloccare la vicenda». La presa di posizione del Parlamento è un prezioso contributo per la commissaria Viviane Reding, che sta elaborando un pacchetto di proposte su una giustizia europea “child friendly”, «nell’ambito della quale saranno ricomprese anche le adozioni, considerando che la sburocratizzazione e il reciproco riconoscimento dei documenti e delle procedure rappresenta un progresso», conclude la Angelilli.

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