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Afghanistan, elezioni: la strategia dell’opposizione

Il leader vuole portare l' Afghanistan fuori dalla crisi che e' iniziata a causa del governo attuale,incapace di sfruttare il supporto internazionale offerto al Paese dalle scorse elezioni.

di Redazione

Mohammad Yunos Qanuni, leader della coalizione dei dodici partiti del Fronte nazionale, ha spiegato la strategia dell’opposizione per le prossime elezioni afghane (18 settembre) e ha esternato le personali riflessioni sul presidente Hamid Karzai e i rapporti tra Kabul e Washington. Con un consenso del 16 per cento il leader del Fronte nazionale (Jtm) e’ arrivato secondo alle elezioni presidenziali dell’ottobre scorso, dietro al presidente Karzai (55 per cento). Di conseguenza Qanuni e’ di fatto diventato automaticamente il piu’ forte leader dell’opposizione in Afghanistan e il Jtm, formazione dodeca-partitica di opposizione, formatasi nel marzo 2005, lo ha scelto come massimo rappresentante. Qanuni per la sua strategia elettorale e’ partito dagli errori del presidente Karzai, definito dal leader del Jtm come “un debole che presiede un governo debole”. Gli errori starebbero nel non aver sfruttato “l’opportunita’ d’oro che le precedenti elezioni hanno aperto: il supporto internazionale”. Di conseguenza, avverte il membro dell’opposizione, “l’Afghanistan si sta rapidamente muovendo verso una crisi”. “L’unico modo per bloccare il deteriorarsi degli eventi e’ portare nel paese una ventata di aria nuova, con un esecutivo capace, con una strategia e un programma ben definiti, ma soprattutto con le idee chiare di cosa va fatto”, ha aggiunto. “L’opposizione del Fronte nazionale si presentera’ alle prossime elezioni con una strategia ben precisa – ha spiegato Qanuni – . Innanzitutto saranno rinforzate le posizioni individuali dei candidati di tutti i dodici partiti della coalizione. Inoltre sara’ migliorata la cooperazione tra le parti e, durante il voto, ci sara’ da parte del Jtm un monitoraggio molto attento della situazione per evitare i brogli (presunti) elettorali che hanno caratterizzato le elezioni presidenziali”. Su questo ultimo fronte Qanuni ha fornito alcuni suggerimenti per evitare il ripetersi di quanto accaduto a ottobre: il Corpo elettorale afgano-Onu e la Commissione elettorale interna dovranno essere indipendenti, in modo da avere due organismi di controllo distinti; che le schede elettorali siano contate dapprima nei seggi e poi nei centri di raccolta, evitando cosi’ “sparizioni strane o il moltiplicarsi delle schede”. Inoltre l’ufficio che gestira’ i reclami al termine del voto non dovra’ essere sotto il controllo governativo e le citta’ piu’ grandi dovranno essere divise in distretti elettorali, in modo da facilitare il conteggio delle schede.  Gli obiettivi del Jtm per le prossime elezioni sara’ “ottenere la maggioranza dei seggi. Il Fronte vuole la politicizzazione, la razionalizzazione e la legalizzazione della lotta, non l’uso delle armi – ha spiegato Qanuni -. Una volta ottenuti seggi sufficienti, chiederemo la riforma del Parlamento, che oggi non e’ basato sul principio dell’uguaglianza. Inoltre accelereremo i programmi di disarmo, di smobilitazione e di reintegro nella societa’ dei guerriglieri talebani e ci occuperemo in maniera efficace del problema della droga in Afghanistan. Infine riformeremo le forze armate e di sicurezza, in quanto oggi la polizia e’ ‘una mafia’”. La parte piu’ controversa dei piani del Jtm, per ammissione dello stesso Qanuni, e’ cambiare l’attuale forma di governo da sistema presidenziale, come stabilito dalla Costituzione, a uno di premierato. La risposta, secondo il leader dell’opposizione e’ far istituire la figura del primo ministro attraverso la Loya Jirga, il Gran Consiglio delle tribu’ (composto da circa 1.500 rappresentanti di tutti i gruppi etnici). Per quanto riguarda le previsioni, secondo alcuni esperti internazionali i due schieramenti sono piu’ o meno alla pari. Qanuni ha ultimamente recuperato molte posizioni nei confronti di Karzai. Innanzitutto il leader dell’opposizione puo’ contare sul risultato di una serie di azioni, quali il richiamo all’unita’ nazionale, alla stabilita’ e alla sicurezza. Questo “senso di responsabilita’” ha trovato molti sostenitori sia all’interno del paese, sia da parte della comunita’ internazionale. Inoltre, dopo decenni di politica fatta con la violenza in Afghanistan, il fatto che il leader dell’opposizione abbia contestato il governo in modo pacifico, e’ stato visto da molti come una conferma della lealta’ di Qanuni e dei suoi al sistema. Non solo. Il presidente dell’Afghanistan e i suoi supporter hanno combattuto una dura battaglia, giungendo piu’ volte a difficili compromessi, per scrivere una Costituzione che preveda una presidenza forte, scelta non gradita da una parte dell’elettorato di Karzai. Con questa scelta politicamente il presidente si e’ rinforzato, ma a livello di consensi i piu’ sono convinti che la Costituzione “presidenziale” sia stata un fallimento. Infine, a complicare le cose per il Presidente e’ arrivato il recente aumento della violenza nel paese. Parte della popolazione accusa il governo di non riuscire ad arginare la nuova ondata di attacchi da parte dei talebani. La maggioranza degli afghani e’ seriamente preoccupata di dover rivivere l’incubo dei fondamentalisti. Di conseguenza, se l’attuale governo non riuscira’ in breve a contrastare efficacemente i guerriglieri, e’ probabile che perda una consistente percentuale dei voti.

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