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Afghanistan: Khan (Amnesty), e la promessa di sicurezza?

Al popolo dell’Afghanistan erano stati promessi sicurezza, sviluppo e diritti umani per tutti. Ma con l'ISAF confinata a Kabul, il potere reale è di nuovo nelle mani delle bande

di Redazione

?Un anno dopo lo storico accordo di Bonn, il più importante progetto di ricostruzione in Afghanistan sta portando sicurezza nel paese. Senza questo ogni cosa è in pericolo? ha dichiarato Irene Khan, Segretaria Generale di Amnesty International, nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi a Kabul.

Molto spesso le vittime dell?insicurezza sono le donne e le giovani ragazze. Gli scoppi di violenza hanno rallentato il ritmo degli aiuti umanitari e della riabilitazione in molte aree del paese.

?Al popolo dell?Afghanistan erano stati promessi sicurezza, sviluppo e diritti umani per tutti. Ma con la Forza Internazionale sull?Assistenza per la Sicurezza (ISAF) confinata a Kabul, il potere reale è di nuovo nelle mani dei detentori del potere feudale e dei capi regionali. La vasta maggioranza della popolazione vive nella paura sotto il loro controllo? ha sottolineato Irene Khan. ?Molte promesse fatte a Bonn sono state inferiori alle aspettative, ai risultati, alle strategie?.

La sfida principale per l?Afghanistan oggi è fondare le istituzioni che sosterranno il ruolo della legge e proteggeranno i diritti umani. ?Questo processo presenta sfide imponenti sia sul breve che sul lungo periodo? ha dichiarato Irene Khan, lanciando il rapporto sulle prigioni Afghanistan, Lo sgretolamento del sistema carcerario necessita disperatamente di ricostruzione ? come parte di un progetto annuale di Amnesty International per riformare il settore di giustizia penale.

?In tutto il paese, donne e uomini soffrono in detenzione, privati non solo della loro libertà, ma anche della loro dignità? ha aggiunto Irene Khan.

I prigionieri sono tenuti per mesi in celle sovraffollate, in alcuni casi con i ceppi, con cure mediche e cibo insufficienti e in condizioni che non consentono un riposo adeguato. Gli edifici che ospitano le carceri sono in rovina, senza igiene e non tutelano la sicurezza e la dignità dei detenuti.

I sostenitori nel processo di ricostruzione dell?Afghanistan evidentemente non amano affatto le prigioni. Amnesty International chiede al governo italiano, che è a capo della riabilitazione del sistema penale, di assicurare che i finanziatori forniscano il denaro, l?addestramento e la professionalità di cui necessita disperatamente il Ministero della Giustizia.

Ma non saranno i fondi da soli a risolvere i problemi. L?Autorità transitoria afgana deve sviluppare un piano per la riforma delle prigioni e istituire un organismo d?inchiesta indipendente per proteggere i prigionieri dagli abusi.

?Tutti i detenuti devono essere prontamente consegnati alla giustizia e tutti coloro che sono incarcerati senza prova di colpevolezza devono essere rilasciati immediatamente. Si deve porre fine alla detenzione arbitraria e alle ?prigioni private?? ha affermato Irene Khan.

L?istituzione di un sistema di polizia efficace, di un sistema giudiziario e carcerario basato sugli standard internazionali in materia di diritti umani, sarà un processo lungo e complicato in Afghanistan, ma se i diritti umani devono essere significativi nella vita della gente comune, il governo e la comunità dei sostenitori devono mostrare di impegnarsi a lungo termine.

?Non vi è scorciatoia per la giustizia? ha aggiunto la Segretaria Generale. ?Né la giustizia è un privilegio di pochi?.

Concentrando la riforma del settore giudiziario principalmente a Kabul, in altre aree del paese il rispetto della legge è stato rimpiazzato dal rispetto delle varie fazioni. Il presidente Hamid Karzai deve assumere una posizione politica chiara per affermare l?autorità del suo governo sui capi regionali al fine di estendere i diritti umani e il ruolo della legge in modo coerente in tutto il paese. La frammentazione della giustizia è un fallimento per la giustizia stessa.

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