Mondo

Afghanistan: la road map del Cespi

Il Centro studi politici internazionali (Cespi) invita al dialogo con i talebani

di Redazione

Aprire una dialogo con i talebani finalizzato alla pacificazione dell’Afghanistan. E’ una delle proposte contenute nella Road map messa a punta dal Cespi, il Centro studi politici internazionali, e presentata questa mattina a Roma, durante un convegno dedicato all’Afghanistan da Gianni Rufini, docente di aiuto umanitario e peace keeping.

Per Rufini e’ necessario aprire il negoziato con i talebani, perche’ questa realta’ comprende centinaia di migliaia di persone e solo poche sono legate al terrorismo. D’altra parte, aggiunge, si e’ negoziato con l’Ira, con l’Eta, con il governo sudanese e non si capisce perche’ escludere i talebani. Di ritiro delle truppe internazionali dall’Afghanistan la Road Map non parla, ma sollecita una netta separazione tra la missione Endurig Freedom e Isaf, trasformando quest’ultima in una autentica operazione di aiuto alla popolazione, con truppe anche di paesi islamici. E’ necessario inoltre fermare gli appalti scellerati di oggi, concentrandosi su investimenti diretti alle Ong e alle imprese che operano sul terreno. E’ bene sostenere la societa’ civile incoraggiando le menti piu’ illuminate ad uscire allo scoperto, mentre e’ importantissimo convocare una conferenza regionale con Ira, Pakistan, Cina e India.

Sul problema dell’oppio Rufini ritiene possibile l’acquisto pubblico della droga per rifornire la case farmaceutiche oppure incoraggiare i contadini a seminare altri prodotti che dovranno pero’ essere pagati quanto si paga l’oppio. “Ritirare le truppe e’ impensabile – spiega – dobbiamo invece pensare alla sicurezza della popolazione; in Afghanistan ci sono almeno 500mila persone in armi ed e’ necessaria una vera operazione di peace keeping facendo intervenire anche i paesi musulmani, anche per rendere piu’ credibile il ruolo della forza di pace”. Dal convegno, promosso da associazioni pacifiste e parlamentari della sinistra, e’ emersa la necessita’ di istituire un tavolo di lavoro permanente sull’Afghanistan per discutere sulle possibili vie d’uscita politica e negoziale “da quella che rischia di essere l’ennesima avventura militare dagli esiti disastrosi” ed anche un appello per la pace e la giustizia per quel martoriato paese.

“Negli ultimi mesi nel nostro paese”, si legge nell’appello, “molto si e’ parlato di Afghanistan, poco pero’ del popolo afghano, dei suoi bisogni, di come viene intesa e percepita la presenza occidentale. Noi chiediamo al Governo Italiano di intervenire in tutte le sedi internazionali, a partire dall’Onu dove si deve ridefinire il mandato della missione in Afghanistan, per promuovere un deciso cambio di rotta nell’atteggiamento della comunita’ internazionale.

Chiediamo all’Italia di aprire un ampio dibattito coinvolgendo la societa’ civile afghana e i settori piu’ consapevoli di politica, istituzioni e societa’ civile internazionale. E siamo convinti che la societa’ civile italiana possa e debba portare un contributo di esperienza e di competenza”.

L’obiettivo e’ di delineare un piano di intervento della comunita’ internazionale da sottoporre a Governo e Parlamento, in vista dell’appuntamento di ottobre, quando l’Italia sara’ relatrice all’Onu sulla componente militare della missione in Afghanistan.

Tra i primi firmatari dell’appello: Linda Bimbi (Fondazione Basso – Sezione Internazionale), Raffaella Bolini (ARCI), Luigi Ciotti (Gruppo Abele), Lisa Clark (Beati i costruttori di pace), Tonio Dall’Olio (Libera), Elisa Giunchi (Universita’ degli Studi di Milano) Emanuele Giordana (Lettera22), Simona Lanzoni (Pangea), Flavio Lotti e Grazia Bellini (Tavola della pace), Giulio Marcon (Lunaria), Sergio Marelli (Associazione Ong italiane), Margherita Paolini (Limes), Alessandro Politi (analista strategico e Olint), Laura Quagliolo (Cisda), Raffaele K. Salinari (Terres des Hommes).

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