Non profit
AFRICA. Le priorità della cooperazione italiana
Niger e Senegal, Sudan e Kenya, Etiopia e Somalia e Mozambico i Paesi cui verrà data priorità dal Ministero affari esteri nelle diverse aree geografiche del continente
di Redazione
L’Africa sub-sahariana sarà l’area di interesse prioritario per la Cooperazione allo sviluppo italiana nel prossimo triennio. Stando a quanto si legge in ‘Linee guida e indirizzi di programmazione’ diffuso dalla Farnesina, all’Africa sub-sahariana sarà destinato il 50% del totale dei fondi disponibili per attività sul canale bilaterale in ciascuno degli anni del triennio 2009-2011.
L’azione italiana si concentrerà nei settori di agricoltura e sicurezza alimentare; ambiente, territorio e gestione delle risorse naturali; salute; istruzione; governance e società civile; e di sostegno alle micro, piccole e medie imprese. La Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo (Dgcs) ha quindi individuato un numero ristretto di Paesi dove concentrare i propri interventi, «in cui la cooperazione è già tradizionalmente presente ed attiva, al fine di garantire continuità alla nostra azione e sviluppare ulteriormente le capacità che sono ormai un punto di forza riconosciuto della Cooperazione italiana».
In Africa Occidentale, la cooperazione si concentrerà soprattutto in Niger e Senegal, indicati come ‘priorità uno’, quindi in Burkina Faso, Ghana, Sierra Leone e Guinea Bissau, priorità due, mentre proseguirà e completerà il lavoro avviato a Capo Verde, in Camerun, in Costa d’Avorio, in Mali e in Nigeria. «L’importanza dell’Africa occidentale è cresciuta negli ultimi anni, alla luce della centralità assunta dalla regione sia quale principale fonte dei flussi migratori diretti verso l’Italia, sia per la presenza di Paesi tra i più poveri e meno sviluppati al mondo», si legge nel documento. Gli interventi bilaterali saranno destinati ai Paesi di priorità uno, mentre contributi a organismi internazionali si concentreranno nei Paesi di priorità due.
Nell’Africa Equatoriale, la cooperazione si concentrerà soprattutto in Sudan (priorità uno) e Kenya (priorità due), mentre proseguirà e concluderà le attività avviate in Burundi, Repubblica democratica del Congo, Uganda e Tanzania. “In Sudan, l’Italia è impegnata sia a sostenere gli accordi di pace tra il nord e il sud, sottoscritto a Oslo nel 2005, sia a partecipare agli sforzi di pacificazione del Darfur”, si sottolinea nel documento. In Kenya, «continueranno a prevalere le iniziative di educazione e formazione»; la regione dei Grandi Laghi continuerà a «richiedere grande attenzione per quanto riguarda le iniziative di emergenza»; infine, in Uganda e Tanzania occorrerà dare continuità a iniziative avviate nel settore sanitario.
Nel Corno d’Africa, le priorità saranno l’Etiopia e la Somalia, mentre la cooperazione sarà presente anche a Gibuti. «L’Etiopia resterà nel triennio, assieme al Mozambico, il Paese dell’Africa sub-sahariana di assolutà priorità» si afferma. E la cooperazione con Addis Abeba si articolerà su quattro settori prioritari: sanità di base, educazione, acqua e igiene, sviluppo rurale e sicurezza alimentare. In Somalia, invece, «per motivi di sicurezza, gli interventi sono attualmente limitati allo strumento multilaterale, che non ha tuttavia dimostrato particolare efficacia, anche a causa delle lentezze dovute al ritiro del personale Onu dal paese. Sarà mantenuto, nei limiti del possibile, un livello di interventi finanziari all’altezza del ruolo svolto finora». La Dgcs valuta anche una «possibile ripresa della cooperazione con l’Eritrea», in linea con l’evoluzione politica locale.
In Africa australe, il Mozambico “continuerà ad avere priorità”, dando seguito agli attuali interventi nel settore di «sanità, sviluppo locale in ambito rurale e urbano, con particolare attenzione al decentramento, formazione di base e superiore, sostegno alle capacità amministrative del Paese». Nella regione, «la Cooperazione manterrà, senza incrementarlo, un considerevole volume di attività concentrate nel settore sanitario in Sudafrica», mentre è pronta a «intervenire in Zimbabwe, se il quadro politico registrerà miglioramenti, con attività di emergenza e programmi delle Ong». La cooperazione sarà presente anche in Angola e Swaziland, pronta a «dare nuova attenzione alle possibili iniziative in Paesi economicamente prioritari per l’Italia, come l’Angola». (fonte Apcom)
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