Non profit

Agire: i limiti degli Sms solidali

Il responsabile Marketing e Fundraising scrive a Vita.it

di Redazione

«Ad ogni nuova grande  emergenza, nazionale o internazionale, assistiamo a un copione sugli sms solidali che si ripete ogni volta in maniera quasi identica.

La macchina della solidarietà e della raccolta fondi si mette in moto, sostenuta almeno nei primi giorni dai media che raccontano quanto accaduto con immagini, dirette, speciali, reportage, inchieste, dibattiti. La macchina è fatta di mille realtà spontanee o locali, di poche decine di iniziative nazionali, quasi sempre di una o due iniziative più grandi delle altre. E l’sms diviene subito lo strumento a cui si affida la concretizzazione più diffusa della nota generosità degli italiani.

Inutile dilungarsi sul perché l’sms abbia assunto un ruolo così importante, è argomento articolato. Basti sapere che siamo l’unico paese in Europa (e forse nel mondo) a utilizzare i messaggini solidali con questa “efficienza”. Tipicità italiane.

Con l’inizio delle raccolte con numerazioni solidali puntualmente iniziano anche a serpeggiare le domande, sempre le solite: ma dove finiscono i soldi? vanno tutti a destinazione? saranno spesi subito? le telefoniche se ne tengono una parte? Le domande sono sempre le stesse al punto che ormai c’è da dubitare dell’efficacia dei nostri organi di informazione nel fornire risposte o forse del reale interesse verso queste domande (la retorica in Italia è male diffuso).

Ci si chiede però come mai gli stessi dubbi non sorgano per altri strumenti di raccolta, come ad esempio  i bollettini postali, le donazioni con carta di credito o i grandi eventi. La risposta c’è ed è interessante: perché tutti gli altri strumenti hanno dei costi e richiedono un’operatività specializzata di settore. Per avviarli seriamente serve quindi una organizzazione strutturata. Per l’sms no. Chiunque riesca ad ottenerlo può diventare agli occhi di tutti noi  un ente collettore di denaro, a prescindere dal fatto che sia piccolo o grande, che abbia già progetti o strutture per realizzarli, che sia un soggetto pubblico o privato, di nascita recente o dalla attività consolidata, che sia una testata giornalistica o un organizzazione non profit. Avere l’sms è divenuto per tutti noi una sorta di “certificazione di qualità”, ma sempre di più questo sillogismo tra sms da una parte e donazione ben utilizzata dall’altro vacilla.

Nel 2011 Agire contribuì alla realizzazione delle “Linee guida per le buone prassi e la raccolta di fondi nei casi di emergenza umanitaria” (http://www.agenziaperleonlus.it/intranet/Home-page/Home-page/Linee%20guida/Linee%20guida%20raccolta%20fondi%20casi%20di%20emergenza%20umanitaria.aspx) , realizzata dalla ormai non più esistente Agenzia per il Terzo Settore. Lo scopo del lavoro era proprio fornire le indicazioni utili a tutti gli operatori del settore (organizzazioni e media in primis) per approcciare la raccolta fondi nelle emergenze con modalità che garantiscano prima di tutto il donatore, che gli diano cioè certezza che il suo denaro e la sua fiducia sono stati ben riposti. L’articolo 6.3 delle suddette Linee Guida cita: “Nel caso di raccolta fondi attraverso l’attivazione di numerazione solidale per il tramite degli operatori di telefonia mobile, considerando che il mezzo telefonico sollecita e agevola il compimento immediato della donazione – sia per la modesta entità della erogazione liberale richiesta, sia per le modalità esecutive della donazione che non comportanti incombenze per i cittadini – è opportuno che l’organizzazione si adoperi per consentire ai donatori di acquisire la più ampia informazione sul caso di emergenza in essere e sui progetti sostenuti dall’organizzazione che promuove la raccolta”.

Come più volte dibattuto in varie sedi e nel rapporto recentemente pubblicato da AGIRE “Il Valore dell’aiuto. Risorse per la risposta alle emergenze umanitarie” (http://agire.it/filemanager/cms_agire/image/Valore_dell_Aiuto/Vda_2012/VDA_2012_webversion.pdf) , il fatto che in Italia l’SMS sia il sistema di donazione più utilizzato genera un considerevole abbassamento della donazione media. A titolo di esempio si pensi che gli inglesi hanno raccolto nel 2010 per l’emergenza alluvioni in Pakistan circa il doppio di quello che gli italiani avevano donato l’anno prima per il terremoto a L’Aquila. Altra pesante conseguenza è la deresponsabilizzazione dei soggetti donatori.

Ma l’sms è solo uno strumento tecnico di raccolta e tale deve restare. Se gli chiediamo di più allora saremo noi a creare le condizioni per disillusioni e scandali. Va usato non solo come risposta empatica alle disgrazie altrui, ma anche con la testa. Bisogna valutare mentre si dona chi ci sta chiedendo un contributo, esattamente come facciamo quando ci si chiede di donare alla posta, in banca, sul web. Non dobbiamo usarlo pensando di dare “un contributo alle popolazioni dell’Emilia”, ma dobbiamo farlo per “dare a quell’ente o organizzazione di cui ci fidiamo gli strumenti per agire a nome nostro i aiuto delle popolazioni dell’Emilia.

E’ un cambio di prospettiva cruciale, in cui dobbiamo essere tutti noi a determinare il successo della iniziativa. Scegliendo bene, col cuore ma anche con la testa. Prima di donare».

Massimo Pesci

Responsabile Marketing e Fundraising

AGIRE – Agenzia Italiana per la Risposta alle Emergenze

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