Mondo
Aiuti umanitari: sempre meno fondi
Presentato il rapporto della rete Agire "Il valore dell'Aiuto". Mentre crescono i bisogni a causa di guerre e disastri naturali i fondi a disposizione calano del 9%. L'Italia ancora indietro: dal 2000 a oggi - 13%
di Redazione

Sempre meno aiuti umanitari e sempre più bisogni. Cresce il bisogno a causa della crisi economica, dei nuovi conflitti armati e dell’aumento dei disastri naturali: ben 384 in un decennio con un milione di morti e un terzo della popolazione mondiale colpita. Gli investimenti per la prevenzione e la riduzione del rischio sono inadeguati: rappresentano solo il 3,9% degli aiuti per questo obiettivo mentre dovrebbero essere almeno il 10%. È questa in estrema sintesi la fotografia scattata dal rapporto annuale “Il valore dell’Aiuto” realizzato dalla rete Agire, presentata ieri alla Camera dei Deputati.
Nel 2011 il settore umanitario ha mobilitato 17,1 miliardi di dollari livello mondiale, di cui 12,5 provenienti dai governi dei paesi donatori: con un calo del 9% rispetto al 2010. Una frenata che diventa drastica se si guarda l’Italia dell’ultimo decennio: dal 2000 a oggi i fondi sono infatti diminuiti del 13% (nel 2000, 357 milioni di dollari di fondi pubblici; nel 2012, circa 312 milioni di dollari), mentre nello stesso arco di tempo a livello globale c’è stata una crescita del 66%.
Confermata purtroppo l’insufficiente copertura dei bisogni umanitari: il gap tra le necessità rilevate in una data emergenza e i fondi che i donatori decidono di mettere a disposizione nella corrispondente azione di risposta è passata dal 37% del 2011 al 40,5% del 2012 , indicando una sempre minore capacità di garantire una risposta umanitaria proporzionata all’entità delle crisi.
Secondo Gianni Rufini, presidente del Comitato dei Garanti di Agire e relatore della presentazione: «Il sovrapporsi di tre crisi globali (quella economica, quella ambientale, e quella politica) sta causando un drammatico aggravamento delle condizioni di vita di miliardi di esseri umani. Il numero dei conflitti armati è nuovamente in crescita, i disastri naturali si sono moltiplicati per otto negli ultimi trent’anni, e le proiezioni più credibili ci parlano di un miliardo di migranti forzati nei prossimi trenta. Se l’aiuto umanitario rappresenta una delle poche polizze d’assicurazione contro il collasso del pianeta, è arrivato il momento di pagarne le rate. Certo, non con finanziamenti che già oggi riescono a coprire meno di due terzi dei bisogni, e tanto meno con investimenti in prevenzione che impegnano percentuali ridicole del budget degli aiuti».
Centrale nel rapporto è il tema della prevenzione: nel decennio 2001/2010, 384 catastrofi naturali hanno causato un milione di morti e colpito circa 1/3 della popolazione mondiale. Un dato che rende evidente la necessità di implementare adeguate strategie di riduzione del rischio che devono diventare prioritarie per tutti i governi. La “Piattaforma Globale per la Riduzione del Rischio” raccomanda di destinare il 10% degli aiuti umanitari ad attività di Disaster Risk Reduction, ma attualmente questi investimenti sono ben inferiori e nel 2010 si sono assestati a una media del 3,9%. Almeno in questo campo l’Italia, pur rimanendo al di sotto del 10% , ha una performance superiore alla media e si posiziona al 14° posto tra i paesi virtuosi, con circa il 4,7% dei fondi umanitari investiti in prevenzione.
Nel complesso l’ “affresco” sulle risorse economiche per l’assistenza umanitaria tracciato da “Il Valore dell’aiuto” si rivela uno strumento importante per comprendere le dinamiche e il significato delle politiche che l’Italia e gli altri paesi donatori stanno conducendo in questo delicatissimo ambito. Evidenzia altresì le sfide necessarie per garantire una migliore risposta umanitaria e una maggior tutela della vita e del benessere di centinaia di milioni di persone.
Il rapporto “Il Valore dell’Aiuto. Risorse per la risposta alle emergenze umanitarie” è online qui
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