Cultura
Al Governo che verr
Le richieste del terzo settore in nove punti. Su questi temi talloneremo chi avrà vinto le elezioni.
di Redazione
Cosa chiede il non profit al governo che verrà? La redazione di Vita ha chiesto alle 55 associazioni di primo e secondo livello raccolte nel Comitato editoriale (associazioni che rappresentano più di 35mila realtà territoriali) di esprimere le loro istanze. Istanze e richieste che abbiamo condensato in questo manifesto.
Sussidiarietà fiscale
La globalizzazione ha da tempo determinato il paradosso per cui il welfare state, che era nato per aiutare i poveri, diventa spesso la causa stessa del problema che doveva risolvere, negando i più elementari diritti sociali ormai riconosciuti solo sulla carta. Chiunque sia dotato di buon senso deve riconoscere che oggi la leva fiscale più che finanziare il welfare si accanisce sui ceti medio-bassi restituendo pochissimo, e male. Perciò norme come la +Dai -Versi – che ha introdotto la deducibilità fiscale delle donazioni – e il 5 per mille – che dà al cittadino la possibilità di indirizzare una piccola parte dell?imposta dovuta – pur migliorabili, sono da considerare punti di non ritorno per chi voglia un welfare finanziato dai cittadini non più solo in termini di pressione fiscale ma cedendo quote di sovranità fiscale.
Riforma codice civile e democrazia economica
Sono ormai circa duemila le leggi statali e regionali che in modo diretto o indiretto regolano i ritmi del non profit. Praticamente una selva di norme spesso in contraddizione tra loro. Chiunque abbia a cuore il futuro del terzo settore in questo paese, non potrà perciò che cominciare dall?inizio, senza più aggiungere. E l?inizio è il riconoscimento civilistico del non profit, atteso da oltre 10 anni. Solo partendo da lì si potrà pensare a una produzione legislativa più organica. Una riforma, quella del Codice civile, necessaria anche all?inaugurarsi di una vera democrazia economica. Sembra incredibile, ma ad oggi, in Italia – vedi articolo 2247 del Codice civile – solo l?impresa capitalistica ha diritto di cittadinanza.
Giovani
Ogni giorno la cronaca si incarica di insegnarci come sia reale l?emergenza educativa nel nostro paese. Non è solo un problema di istruzione o di avviamento al lavoro. è in crisi la capacità di una generazione di adulti di educare i propri figli. Hannah Arendt diceva che «L?educazione è il punto in cui si decide se amiamo abbastanza il mondo per assumercene la responsabilità». Chi governerà deve essere cosciente di questa emergenza e perciò essere capace di valorizzare concretamente ogni assunzione di responsabilità in questo campo. Tra gli strumenti da valorizzare, il Servizio civile nazionale che dal 2001 ad oggi è cresciuto in modo costante e sorprendente. Nel 2005 i giovani avviati al Servizio civile sono stati 45mila. Il Servizio civile nazionale ha bisogno di essere salvaguardato nelle sue finalità e sviluppato e sostenuto con un adeguato budget. L?obiettivo di 60 mila volontari l?anno è ragionevolmente raggiungibile e per questo obiettivo chiediamo al futuro governo di impegnarsi.
Tutela dei consumatori e dei risparmiatori
Tra le priorità del futuro governo, dopo gli anni degli scandali e delle truffe finanziarie e le promesse non mantenute della riforma del risparmio, chiediamo ci sia l?approvazione della Class Action per attivare efficaci strumenti giuridici capaci di difendere i consumatori danneggiati nei loro interessi. Si chiede, inoltre, una gestione delle reti che garantisca una vera concorrenza nella fornitura dei servizi da parte degli operatori, un maggior coinvolgimento delle associazioni dei consumatori nell?attività delle authority. Infine, la riforma degli ordini professionali che ad oggi rappresentano un costo elevato per i consumatori.
Diritti di cittadinanza
Tre gli obiettivi che consentiranno di creare le condizioni per una cittadinanza chiara anche per i cittadini disabili.
La riforma complessiva dell?accertamento dell?invalidità civile, una legge vecchissima, superata già solo nelle parole utilizzate. C?è un progetto di riforma volto a rendere esigibile il diritto all?inclusione nella società delle persone con disabilità, un percorso necessario per attuare l?articolo 24 della legge 328/00, ignorato dal governo in questa legislatura. Purtroppo è fermo da molti anni. L?istituzione di un fondo per la non autosufficienza: è un problema che riguarda direttamente 100/150mila cittadini che a ogni Finanziaria sperano di vederlo finalmente realizzato. Un nuovo strumento che sostituisca il vecchio nomenclatore tariffario, ovvero inserire le nuove tecnologie tra gli ausili forniti dal servizio pubblico. Oggi un computer è un ausilio indispensabile per molti disabili, ma non rientra tra gli strumenti cui si ha diritto. Diritto di cittadinanza anche per i figli nati in Italia da genitori immigrati.
Diritti umani e carcere
In Italia ci sono 206 luoghi in cui i diritti umani sono calpestati ogni giorno. Sono le 206 carceri italiane dove vivono 60.800 detenuti e 42mila agenti penitenziari. Il sovraffollamento degli istituti è un?emergenza ormai ordinaria per stessa ammissione dell?amministrazione penitenziaria: la capienza massima degli istituti di pena è, infatti, di 41.500 ospiti. Per ridare dignità e rispettare la Costituzione che vuole la pena come tempo di rieducazione, occorre che, dopo 13 anni di false promesse e impegni, si proceda a una misura di clemenza e si intraprenda la via di un maggiore ricorso alle misure alternative, come del resto previsto dalla legge. In questo caso bisognerebbe aumentare le figure trattamentali, primi fra tutti gli educatori, gli psicologi e gli assistenti sociali, da anni sotto organico, e un più libero accesso ai volontari.
Cooperazione allo sviluppo e pace
Come richiamava Giovanni Paolo II, «pacta sunt servanda», soprattutto nelle relazioni internazionali dove la fiducia è un capitale sociale di valore fondamentale. Perciò l?Italia deve mantenere l?impegno a destinare lo 0,7% del Pil per la cooperazione e sviluppo verso i paesi poveri, stabilendo un timing che la tolga dalla posizione vergognosa di quindicesima in classifica (su 22 paesi Ocse) con lo 0,29% del Pil. Anche per questo si chiede al futuro presidente del Consiglio che preveda all?interno della formazione del prossimo governo un viceministro che abbia la delega per la cooperazione internazionale, un viceministro che incoraggi anche il percorso di riforma della legge 49/87 sulla cooperazione. Si chiede al prossimo governo una politica internazionale davvero cosciente di come la cooperazione allo sviluppo sia uno strumento di diplomazia attiva capace di costruire ponti tra civiltà e popoli.
Adozioni e affitto
Le adozioni nazionali e internazionali devono trovare un posto centrale nel prossimo programma di governo. Stiamo nuovamente assistendo a un drastico calo delle adozioni internazionali, come confermano gli ultimi dati forniti dalla Cai – Commissione per le adozioni internazionali. Se non si pone rimedio a una situazione già difficile, si rischia di far morire le adozioni internazionali, a danno di migliaia di bambini in attesa di una famiglia. Per questo si chiede che il prossimo governo conduca una politica strategica per le adozioni internazionali, e questa volta seriamente. Anche le adozioni italiane e l?affido sono strumenti da rilanciare con forza anche in vista della scadenza del 31 dicembre 2006, che prevede la chiusura degli istituti per minori. Secondo l?Istat sono circa 30mila i bambini italiani fuori dalla famiglia: per loro occorre un investimento e delle politiche serie che si facciano carico del primo diritto di ogni bambino, quello di poter crescere in una famiglia. Più in generale è necessario trovare risposte concrete alle nuove forme di disagio e abuso che possono nascere da situazioni meno favorevoli, attivando politiche in grado di gestire i cambiamenti sociali, come quelli legati ai minori non accompagnati, rifugiati e migranti.
Democrazia partecipativa
Chiamatela ?concertazione?, oppure ?dialogo sociale?, ciò che importa è che, dopo lo scempio di questa legge elettorale che ha permesso alle oligarchie di partito di scegliersi il prossimo parlamento, si torni a un dialogo vero tra politica e società civile organizzata. è una responsabilità che tocca a chi è impegnato nel sociale salvaguardare i partiti dal ridursi a diventare uffici di rappresentanza non più del popolo elettore, ma di ogni lobby che abbia interessi da promuovere. Ma è una responsabilità che tocca alla politica quella di non spegnere ciò che resta di una democrazia partecipativa in questo paese. Perciò si chiede al prossimo governo di stipulare un vero e proprio patto e programma di lavoro con le realtà del terzo settore e le sue rappresentanze.
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