Economia
Al via il progetto Caritas per i Balcani
Durerà tre anni e permetterà il prosieguo degli interventi a favore della popolazione colpita da due guerre
di Paola Mattei
Il “Progetto Balcani”, lanciato nel 2000 a coronamento di quasi un decennio di impegno Caritas nei Balcani, è il più consistente progetto dell’Area internazionale di Caritas Italiana, quanto alle risorse umane ed economiche messe in campo.
Ha una durata prevista di tre anni, sino a fine 2002. La sua articolazione interna è complessa: al progetto fanno capo sei “Programmi paese” (relativi ad Albania, Bosnia Erzegovina, Croazia, Kosovo, Macedonia, Repubblica federale di Jugoslavia), i quali a loro volta sono composti da “Programmi di settore”, che comprendono azioni specifiche relative a vari ambiti d’intervento (psico-sociale; sanitario; aiuti d’urgenza; supporto alla chiesa locale; pace, riconciliazione, diritti umani e minoranze; promozione socio-economica; animazione e formazione). Il progetto coinvolge una trentina di persone – responsabili Caritas, operatori sociali e pastorali, consulenti scientifici e tecnici -, buona parte delle quali attive “sul campo” e coadiuvate da volontari e obiettori di coscienza. La sua conduzione è costantemente raccordata alla presenza, nell’area, delle Caritas di altri paesi, nell’ambito del network Caritas Internationalis.
L’illustrazione degli interventi realizzati nei Balcani da Caritas Italiana richiederebbe pagine. Alcuni dati sparsi e non esaustivi, relativi al solo 2000, per far intuire le dimensioni, la complessità e la capillarità dello sforzo prodotto in un intero decennio: in Kosovo, 1.116 case ricostruite (capaci di consentire il reinsediamento di migliaia di profughi); nella Federazione jugoslava, più di 3 mila visite di supporto psicologico e per la forni-tura di medicinali e cibo ad anziani soli; in Bosnia, oltre 10 mila persone vulnerabili raggiunte da programmi di assistenza socio-sanitaria; in Albania, 15 mila ragazzi coinvolti in programmi educativi.
Per info e contributi: tel. 06.541921, oppure scrivi alla Caritas
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