Cultura
Aldo Nove, e il cannibale rifluì nella favola
Recensione del libro "La più grande balena morta della Lombardia"
di Redazione
Banale la vita dei cannibali. Si scrive un romanzo sorprendente e ci si lascia subito catturare dalle dolcezze della grande macchina editoriale. Aldo Nove, simpaticissimo, è destinato dopo Gioventù cannibale e Amore mio infinito, a restare una delle innumerevoli meteore che hanno attraversato il firmamento (sic) letterario italiano? Intervistone a tutto spiano, gran cassa di tamburi con firme dal calibro formidabile per lanciare il nuovo romanzetto scritto da Viggiù. La più grande balena morta della Lombardia infatti è un libro suggestivo, cui non manca certo la suggestione delle invenzioni; un libro spaesante perché non sai quando può essere stato scritto, né che età può avere il suo autore. Ma è un libro piccolo piccolo, che si crogiola di banalità, seppure ammantandola di favole e di meraviglioso. Troppo facile salvare l?unidimensionalità del cannibale in quella del bambino. Crescendo si deve imparare a far i conti con la complicazione del reale. Eluderlo è facile, ma a che serve?
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