Non profit

Alitalia, decollo con zavorra

Il fronte del nord (Moratti più Lega) apre la polemica contro i vertici romani della maggioranza

di Redazione

Questa mattina insieme al primo volo targato Alitalia-Air France-Cai è decollata la guerra dei cieli tutta interna alla maggioranza. Da una parte la fronda nordista guidata dal sindaco Moratti e dalla Lega Nord dall’altra i vertici romani del Pdl.

  • E inoltre la rassegna stampa di oggi si occupa di:

“In volo Alitalia-Air France”: l’apertura di Repubblica non lascia dubbi. Riparte la compagnia dopo che i francesi hanno sborsato 322 milioni di euro (l’alleanza dura 8 anni e garantisce una gestione alla pari). Fiumicino e Malpensa hub, va ridimensionato Linate, dice Colaninno. In realtà al di là della cronaca, il quotidiano diretto da Ezio Mauro sottolinea che la partita si è chiusa con il Nord sconfitto. “Quel contentino per il nord” è il titolo del commento di Ettore Livini che parte in prima e prosegue a pagina 3: «la guerra degli hub si è chiusa con una vittoria per ko di Fiumicino e un contentino virtuale  – un impegno condizionato da molti paletti – per Malpensa». Mentre lo scalo romano può ora contare su un vettore di riferimento con le spalle larghe, quello lombardo ha davanti una valanga di promesse tutte da verificare. Insomma quanti hanno creduto all’impegno di Berlusconi in campagna elettorale sono rimasti con un pugno di mosche in mano, commenta Livini.
Un’altra pagina è dedicata all’ultimo volo dell’aereo di stato: il Milano-Roma chiude un’era. Sull’ultimo volo da Milano, anche l’ad delle Ferrovie Moretti. La cosa forse più interessante è una breve intervista a Marrazzo, governatore del Lazio: «Malpensa ha già perso la gara con Fiumicino». Il presidente intende chiedere al governo «di liberalizzare subito gli accordi bilaterali. In questo modo si scongelano le rotte finora occupare dalla vecchia compagnia e si lascia la parola al mercato. Sarà lui a decidere chi è più o meno competitivo».

In prima pagina il Corriere della sera titola: “Alitalia dice sì ad Ari France”. Questi i termini dell’accordo: i francesi hanno rilevato il 25% delle azioni per 322,4 milioni di cui 40 di sovrapprezzo (il secondo socio, Riva, ha il 10%). Il contratto ha una durata di 8 anni e produrrà per Alitalia 720 milioni di minori costi e maggiori ricavi nel prossimo triennio. Lufthansa intanto, a giochi fatti, invia il fax con la sua proposta e fa sapere che si rivolgerà all’Antitrust europeo per verificare «l’impatto dell’accordo Alitalia-Air France sul traffico aereo in Italia». Verderami firma il consueto retroscena la guerra Moratti-Berlusconi: «la guerra di Letizia ha messo in subbuglio i palazzi romani della politica e quelli più felpati del mondo economico milanese». Nel faccia a faccia politico contro il sindaco si schiera il vicepresidente PDL alla Camera Maurizio Lupi («Posso capire la sua passione, ma questa volta Letizia ha sbagliato…Il taglio dei voli a Malpensa risale al 30 agosto 2007, quando il premier era Prodi»). Replica il capogruppo dei deputati leghisti Roberto Cota: «Io non so se la cordata Cai sia di interesse pubblico. So per certo che non sta facendo l’interesse del nostro Nord…È normale, anzi giusto che il sindaco di Milano si preoccupi di Milano».

Ad Alitalia Il Sole 24 ore dedica il taglio medio in prima “Air France socio da 322 milioni” e le pagine 2-3.  Dalla prima parte il puntuto commento di Gianni Dragoni. “I prezzi del rilancio”, tutto da leggere per chi ha la memoria corta: «La privatizzazione, con la scelta di affidare la polpa della società senza debiti ed esuberi alla cordata Italia lanciata da Silvio Berlusconi, comporta un costo stimabile da 3 a 4 miliardi di euro. L’onere grava sullo Stato e quindi sui contribuenti, sui piccoli azionisti, sui creditori della vecchia compagnia». Dragoni ricorda che Air France «è lo stesso soggetto che aveva presentato un’offerta d’acquisto dell’intera Alitalia che sarebbe stata migliore dell’operazione attuale» e parte con l’elenco dei punti deboli. I costi: se si fosse venduto ai francesi essi «avrebbero sostenuto un onere vicino ai 3 miliardi, includendo l’accollo dei debiti, senza lasciare passività agli azionisti o allo Stato. Meno rotte: «L’italianità pagata a caro prezzo non è servita a ad aumentare i collegamenti con l’estero, in particolare nel lungo raggio, che sono stati ridotti». Monopolio: «la nuova compagnia ha il 100% dei voli sulla Milano-Roma, la rotta più cara d’Europa». E, segnala Dragoni, i prezzi stanno già aumentando. Esuberi. «Sono 9mila, nel vecchio piano Airfrance erano 2120». La flotta, che si riduce a 148 aerei. Trappola per i risparmiatori: «Il meccanismo della bad company colpisce i vecchi azionisti che non riceveranno un centesimo e i possessori delle obbligazioni convertibili, ai quali potrà andare un rimborso parziale».

Sarcastico ma azzeccato il titolo del Manifesto su Alitalia: “Sposi promessi, si vola Air France”. Copione rispettato fino in fondo, è l’incipit dell’artcolo di Piccioni, la sceneggiatura era scritta da mesi, la successione degli atti non ha spostato di una virgola l’esito della trama. Niente pathos, però. Tranne per chi nella nuova Alitalia lavora e degli altri – quasi altrettanti – che non hanno più un posto. L’articolo poi fa un po’ di ironia sulla partecipazione di AirFrance-Klm, 323 millioni per il 25% delle azioni che fa del colosso franco-olandese “una sorta di Biancaneve tra sedici nani (gli altri azionisti)”.

Il terzo anno, secondo l’analisi di Italia Oggi, potrebbe essere determinante per capire anche quanto si vogliono veramente bene le due compagnie italiane e franco-olandesi. Al terzo anno, infatti, lo statuto prevede la possibilità per i soci italiani di recedere dall’accordo se non verranno realizzati ameno il 50% delle strategie prefissate in comune, e che dovrebbero valere in tre anni 720 milioni di euro.
Secondo l’ad di alitalia, Rocco Sabelli «la partnership tra Alitalia ed AirFrance-Klm sarà basata su una strategia multi-hub, che fino ad oggi era concentrata sugli aereoporti di Parigi e di Amsterdam e che  sarà rafforzata dall’ingresso di Roma fiuomicino e Milano Malpensa in una posizione paritaria rispetto ai primi due hub, il tutto senza intervenire sui prezzi»

A pag. 2 del Giornale intervista a Berti, l’ex capo dei ribelli, neo assunto dalla Nuova Alitalia risponde  a 360 sul destino della compagnia, tra il sindacalista e il politico. «La compagnia è contraddistinta ancora da diversi punti interrogativi. Dipenderà da come la nuova proprietà gestirà il personale. I piloti ad esempio vengono d un periodo particolare e non sono motivati. il futuro della compagnia dipenderà da quanto l’azienda sarà in grado di rimotivarli». Altro punto critico: «L’anpac ha chiesto  con forza la gestione corretta delle risorse». Domanda: Oggi rifarebbe la battaglia che ha sostenuto nei mesi scorsi? «Oggi la posizione è di dialogo. rifarei la battaglia ma non allo stesso modo. Ma la cataegoria è stata toccata profondamente  era inevitabile assumere posizioni forti».

La  Stampa pubblica un’intervista all’amministratore delegato della nuova  Alitalia Rocco Sabelli che difende la scelta dell’alleanza con i  francesi dicendo che «hanno accettato di avere un ruolo di minoranza»  mentre i tedeschi «volevano una quota superiore al 25%» e una delle  richieste di Lufthansa era «di versare i proventi derivati dalle  sinergie in un fondo comune. Una sorta di fusione mascherata».  L’intervistatore fa notare che le clausole di lock-up che vincolano i  soci italiani a non vendere azioni a Parigi saranno nulle appena  Alitalia, fra tre anni, potrà essere quotata e Sabelli dribbla  dicendo che bisogna «valutare l’operazione per quello che è oggi».  Resta un grosso punto di domanda su Malpensa. In questi giorni il  sindaco di Milano Letizia Moratti aveva chiesto ad Alitalia di  «esaminare anche l’altra proposta», quella tedesca, ritenendo che  avrebbe avuto una strategia multi-hub favorevole a Malpensa. Nello  scalo varesino «già si smobilita» scrive La Stampa, «è semideserto»,  «anche se Sheraton e Crown Plaza continuano a costruire gli hotel».

Avvenire dedica al caso Alitalia il primo piano delle pagine 4/5 e un editoriale in seconda pagina di Giancarlo Galli. Espolode la querelle latente Air France Lufthansa. L’accordo chiuso non soddisfa l’opposizione (secondo Casini «”è uno spot elettorale che agli italiani costerà un sacco di soldi”») ma nemmeno la Lega. Compatti i lombardi (dal centro destra al centro sinistra) nel rivendicare un ruolo diverso per Malpensa, che in vista dell’Expo rischia di rimanere al palo. Formigoni e la Moratti premono per la liberalizzazione delle rotte. «È la rivolta di sindaci e governatori del Nord, mentre gli industriasli presenti nell’azionario della nuova compagnia, a cominciare dalla mantovana presidente della Confindustria Emma Marcegaglia, fanno il pesce in barile. Si sussurra: pur consapevoli che è il Nord a fornire oltre il 60% dei passeggeri paganti, non possono “sgradire” le scelte governative. Mentre Berlusconi minimizza l’insoddisfazione dei nordisti…. Pertanto la resurrezione di Alitalia, anziché essere accompagnata da vasto consenso, diviene «un problema nel problema»”, dice Galli, che però conclude con mood propositivo: nonostante le ombre, potremo contare su una compagnia nazionale. Il che non è poco. Ora vedremo se saprà riconquistare la fiducia de Paese.

E inoltre sui quotidiani di oggi:
ENCICLICA SOCIALE
Corriere– L’enciclica sociale di Benedetto XVI attesa e più volte rimandata, la terza del suo Pontificato dopo Deus caritas est del 2005 e la Spe Salvi del 2007, «è in fase finale» e sarà pubblicata «certamente nella prima parte dio quest’anno». Lo ha spiegato ieri il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, aggiungendo  che tratterà anche della «gravissima» crisi economica internazionale.

GAZA
Manifesto – Da segnalare l’apertura (come ogni giono) di Vittorio Arrigoni da Gaza city che tra l’altro annuncia che una delle barche di Free Gaza Movement è salpata ieri da Cipro diretta a Gaza con un carico di aiuti umanitari e delegazioni di politici , giornalisti e attivisti. Sempre sulla prima pagina un articolo di Maurizio Matteuzzi segnala come Arrigoni, dell’International solidarity movement (ISM) sia da ieri segnalato da un sito web americano ( (www.stoptheism.com) come il bersaglio n. 1 dell’esercito israeliano.Matteuzzi che ricorda il caso di Rachel Carrie (schiacciata da un buldozer israeliano nel 2003) chiede che le autorità italiane si attivino affinchè Arrigoni sia un po’ meno solo.

Avvenire – «“La guerra di Gaza è una guerra per interposta persona. Non è Hamas ad averla scatenata, ma Teheran. E non è Hamas a rifiutare la tregua, ma Damasco”. Sono parole pesanti, che un’altissima fonte della diplomazia egiziana confida al Jerusalem Post. Ma indirettamente anche lo stesso mediatore egiziano, il capo dell’Intelligence Omar Suleima, conferma questa versione».  In altre parole, è la tesi dell’inviato a Gerusalemme di Avvenire Giorgio Ferrari, Teheran minaccia di bloccare la fornitura di armi e finanziamenti ai palestinesi se accettano la tregua con Israele e Damasco vuole potersi giocare questa carta al momento opportuno.

CIBO
Repubblica – A pagina 19 (con richiamo in prima): „«Il cibo scaduto è ancora buono» E sul web si fanno affari d’oro. Vendendo, racconta Ennio Franceschini da Londra, il cibo al di là della data di scadenza ma con enormi sconti. Una tendenza che pare esplosa dopo la crisi. È legale, ma ovviamente non si è al riparo da rischi di intossicazione sottolinea Andrea Segrè, intervistato di spalla: Segrè, che nel 98 ha creato il Last minute market, presente ora in 15 città italiane, ma di prodotti che stanno per scadere, ha qualche dubbio. La sua associazione lavora nel rispetto della scadenza: il prodotto che arriva sul tavolo dell’indigente non è già scaduto: «Sembrerà assurdo ma mentre cresce la popolazione italiana in crisi, senza soldi e che ha bisogno di aiuto, aumentano gli sprechi alimentari». Propone di scrivere due dati sugli alimenti: una scadenza per il venditore e una per il consumatore.

ATEI IN BUS
Giornale– a pag. 11 Il caso di Genova. Il 4 febbraio dovrebbe partire la campagna pubblicitaria  dell’unione atei e agnostici razionalisti.  Si tratta di uno slogan pubblicato sui bus cittadini. Il testo: ” La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona, è che non nei hai bisogno”. Già sperimentata a Barcellona, Londra e Washington, è prevista a Genova. Il Giornale ne fa un caso  politico e titola “I bus contro Dio sotto casa di Bagnasco”.

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