Cultura
Allarme acqua
Presentato ad Oslo il rapporto del Global International Waters Assessment, in occasione della Giornata mondiale dell'acqua. Un monito: «Destinato a peggiorare entro il 2020»
di Redazione
Il peggior nemico dell’acqua potabile del nostro pianeta, più che l’inquinamento o il surriscaldamento dell’atmosfera, è il suo uso eccessivo in agricoltura: a questa conclusione è arrivata una ricerca ambientale prodotta dal Global International Waters Assessment (Studio globale sulle acque internazionali), un istituto delle Nazioni Unite che annovera 1.500 esperti da ogni angolo del globo, che a Oslo ha pubblicato le proprie conclusioni oggi, alla vigilia dell’annuale Giornata mondiale dell’acqua promossa dall’Onu.
«Nel complesso, l’agricoltura figura in cima alle minacce più gravi per l’acqua dolce», si legge nelle conclusioni del rapporto, secondo il quale il problema, nella cornice attuale, è destinato a peggiorare in modo costante fino al 2020, anno in cui si ferma la previsione.
Gli effetti sul medio periodo degli eccessi nell’irrigazione sono già ben visibili: «Drastici cali nella portata dei fiumi, aumento della salinità degli estuari, estinzione di specie di pesci e di piante acquatiche e riduzione dei sedimenti costieri», fenomeni, questi, «destinati a peggiorare in molte aree del globo entro il 2020». Ma la stessa agricoltura ne subisce a sua volta il contraccolpo: la riduzione della percentuale di acqua dolce, infatti, «intensifichera’ la desertificazione delle terre fertili, l’insicurezza alimentare e i danni alle riserve ittiche» con la conseguenza di aumentare «malnutrizione e malattie».
Il rapporto dell’Onu nelle conclusioni suggerisce anche qualche rimedio, come per esempio quello di perfezionare la pianificazione agricola, o di piantare le colture in regioni che richiedano minore irrigazione.
«Stiamo sfruttando troppo intensamente le nostre risorse d’acqua dolce, soprattutto per irrigare zone dove non si riesce a coltivare in modo razionale perché l’evaporazione è eccessiva», spiega il prof. Gotthilf Hempel, biologo marino dell’università di Kiel, in Germania, principale coordinatore della ricerca. Pozzi più profondi e la costruzione di nuove dighe, per esempio, non sono la risposta giusta: così, ad esempio, la grande diga sul Volga ha ridotto il territorio dove depongono le uova gli storioni del Caspio, oppure in Namibia il grande canale irriguo che fornisce acqua alle terre orientali del Paese (Eastern National Water Carrier) costituisce un enorme spreco di risorsa, perché l’evaporazione si prende il 90% dell’acqua prima che arrivi a destinazione. E se le risorse idriche dovessero diminuire ancora, il futuro potrebbe riservarci un mondo in cui i conflitti per l’acqua prende il sopravvento su tutti gli altri. Secondo Hempel, «a lungo termine la lotta per l’acqua sarà più drammatica di quella per il petrolio. Per il petrolio ci sono dei sostituti, ma per l’acqua non ce ne sono».
Localmente questo spettro e’ già realtà, come in Africa, dove «i conflitti fra pastori e agricoltori sono sempre stati soprattutto una lotta per l’acqua», dice il prof. Hempel. Ma non è solo questione di uso razionale di acqua. Parte del problema, secondo lo studio, riguarda anche le abitudini alimentari, che soprattutto nei Paesi più ricchi si orienta sempre più su prodotti che richiedono più acqua di altri, «come la carne rispetto alle verdure o la frutta rispetto ai cereali», conclude Hempel.
Per saperne di più
- Global International Waters Assessment, home page (in inglese)
- Gotthilf Hempel, chi è, da Wikipedia, l’enciclopedia libera (in inglese)
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