Non profit
Alleanza a tre contro le malattie rare
La collaborazione tra Gsk, Telethon e Istituto San Raffaele
di Redazione

Creare vaccini per le malattie infettive “dimenticate”, quelle che da noi sono quasi completamente debellate ma che ogni anno causano la morte di almeno 13 milioni di persone del terzo mondo, di cui la metà bambini. E venderli a costi ridottissimi. Questa la sfida per cui è nato, a fine 2007, il Nvgh, Novartis Vaccines Institute for Global Health, istituto non profit promosso dalla multinazionale farmaceutica Novartis, che ha sede a Siena e che oggi occupa 45 persone altamente specializzate nello sviluppo di nuovi vaccini.
«È un lavoro arduo, ma importante, e comincia a dare i primi frutti», spiega Allan Saul, ceo di Nvgh. «Stiamo lavorando alla realizzazione di un vaccino contro il tifo, malattia che sta flagellando il Pakistan e i Paesi vicini come India e Bangladesh». Il processo di creazione e messa sul mercato del vaccino «può durare molti anni, ma siamo a buon punto», aggiunge Saul, «l’importante è raggiungere l’obiettivo: ogni anno due milioni di bambini muoiono di tifo, è inaccettabile». L’Nvgh punta ad abbattere i costi, e per farlo «facciamo pressione sui partner commerciali di Novartis, affinché si compia ogni sforzo per rendere abbordabile il costo del farmaco a una famiglia povera», chiarisce Saul.
Ma c’è un altro aspetto su cui sta puntando l’istituto: rendere il vaccino immediatamente disponibile nei Paesi in cui più c’è necessità. «Oggi i prodotti vengono lanciati prima in Europa e in Nord America e solo in un secondo momento nei Paesi del terzo mondo. Noi vogliamo ribaltare questa consuetudine», afferma l’ad di Nvgh, che conta su un finanziamento di «svariati milioni di euro all’anno» messi a disposizione principalmente dalla stessa multinazionale svizzera con contributi aggiuntivi di altri enti, come la Fondazione Bill and Melinda Gates, l’Alleanza globale per i vaccini e le immunizzazioni, l’organizzazione inglese Wellcome Trust e, per l’Italia, la Fondazione Monte dei Paschi di Siena e la Regione Toscana. «Oltre al vaccino contro il tifo stiamo cercando soluzioni per debellare altre malattie killer», riprende Saul, «come il “paratifo”, variante altrettanto malefica del tifo, la dissenteria, e le più diffuse infezioni batteriche che stanno colpendo in particolare l’Africa». La strada è lunga, «ma siamo molto motivati, perché sappiamo che il nostro lavoro avrà un impatto estremamente positivo su milioni di persone».
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