Povertà
All’ombra dei grattacieli è cresciuta la Milano che arranca
Negli ultimi dieci anni la città è diventata glamour. Le week si sono moltiplicate. Le riqualificazioni urbane hanno trascinato verso l’alto i prezzi degli affitti e non solo le costruzioni. Ma che è successo all’altra faccia della metropoli? Siamo andati a rivedere i dati della Caritas Ambrosiana. Ogni anno il rapporto dell'Osservatorio diocesano delle povertà è un campanello d’allarme

Era il 2015 quando alla Caritas Ambrosiana certificavano, dati alla mano, che dopo la crisi economica del 2008 gli “equilibristi” che fino a quel momento avevano resistito erano caduti in povertà e non riuscivano più a rialzarsi. La casa aveva iniziato a divenire un problema pressante. Gli sfratti aumentavano e il Comune allora metteva in campo il piano “Zero case vuote”.
Tra chi si rivolgeva ai centri di ascolto Caritas erano aumentati gli italiani con problemi di reddito. E la crisi da Covid non era neppure all’orizzonte.
I working poor
Che cosa è successo in questi anni? L’ultimo rapporto disponibile, quello pubblicato a ottobre 2024 e riferito al 2023, certifica l’ormai cronica presenza in città dei working poor. Persone cioè che pur in presenza di un’occupazione hanno problemi di reddito e si rivolgono ai centri Caritas per un sostegno economico.
Nel rapporto si parla di “fragilità lavorativa” e di come questa si traduca da un lato in «un’importante presenza di persone disoccupate» anche se in calo da anni, ma anche dall’altro «nell’aumento delle persone occupate passate, dal 14,5% del 2016 al 23,9% del 2023, che conferma tristemente l’assunto per cui avere un lavoro non garantisce necessariamente la possibilità di avere una vita dignitosa».
Lavoro povero, l’allarme inascoltato
Per arrivare a questi dati si è passati da un 2021 in cui già si lanciava l’allarme sul lavoro povero. Da diversi anni, scriveva Caritas Ambrosiana in una nota «è in costante aumento il numero di persone occupate che chiedono aiuto a Caritas. Provengono da situazioni di lavoro atipico, irregolare, sottopagato, da professioni low skill».
Il risultato? i disoccupati sono passati dal 62,5% del 2016 al 54,8% del 2021 per arrivare al 49,1% del 2023. Mentre le persone occupate che si sono rivolte ai servizi della Caritas sono aumentate tra il 2016 e il 2021 del 59%.
Tornando all’ultimo report, quello in cui quasi un quarto delle persone che si è rivolta a un servizio Caritas ha un’occupazione, tra loro l’80,9% ha un problema di reddito (erano il 77,5% l’anno precedente). La differenza tra occupati full time e part time è minima.
Si può leggere nell’introduzione dell’ultimo Rapporto pubblicato a ottobre 2024: «Si accentua il regresso del numero di coloro che soffrono per assenza di lavoro, mentre una percentuale crescente di persone soffre di insufficienza di reddito: i disoccupati, come indicato dalla statistica pubblica, sono sempre meno, ma i “lavoratori poveri” sempre di più. O meglio (variante 2023 di un fenomeno, quello dei working poor, in espansione sin da prima degli anni pandemici) sono sempre più intensamente poveri. Cioè sempre più lontani dalla disponibilità di risorse economiche sufficienti a garantire una dignitosa qualità di vita: distanza drammatica, esito ineluttabile delle disuguaglianze che caratterizzano anche le società avanzate».
Da dieci anni nella scintillante metropoli milanese in cui crescono bistrot e boutique c’è tutto un mondo che fa sempre più fatica e che si ritrova ai centri di ascolto della Caritas e in coda alle mense dei poveri. Una Milano double-face
In apertura, skyline di Milano, photo by Adriana Sas on Unsplash
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