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Amanda, se sei innocente perché mentire?

di Redazione

Asilo. A Pistoia c’era un asilo privato dove si maltrattavano i bambini, violenze orribili verso dei piccolissimi. La Procura, che ha chiesto e ottenuto l’arresto di due educatrici, è intervenuta quando ha ottenuto dei filmati piuttosto eloquenti. Il guaio è che le immagini sono finite nei telegiornali. Immagini da picco d’ascolto, sequenze preziose per l’Auditel. Che hanno scandalizzato molti. Si è sentito e detto di tutto delle due imputate, comunque ancora in attesa di giudizio. C’è stato persino un blogger che si è offerto con nome e cognome per vendicarsi con la violenza contro le due aguzzine. Viene da dire: al Circo degli orrori si aggiunge il Circo mediatico del processo popolare. Con le prove offerte ai Tg e i mostri condannati prima del giudizio cui hanno diritto. È un momento così, dove i nostri colleghi pare abbiano perso il senso della misura e dell’equilibrio. Per trovare un killer napoletano, qualche settimana fa, era stata pubblicata la sequenza di un omicidio, la morte (camorristica) in diretta. E sono tutti video diffusi dalle autorità giudiziarie o di Polizia. Ma siamo sicuri che non ci siano vizi gravi ormai in questo meccanismo che schiaccia tutto e tutti? Quei bambini di Pistoia hanno diritto a un asilo accogliente. I loro genitori sono indignati e offesi. Le due maestre hanno diritto all’espiazione, a capire le loro colpe (evidenti) e a venirne fuori, dopo aver pagato fino in fondo il loro conto con la giustizia. Come prevede la Costituzione. Il linciaggio dell’altro, del colpevole o anche solo del sospettato, del nemico politico o del diverso, è diventato una pratica quotidiana. Il Vaffa day di Grillo continua a vincere a destra e a sinistra: ho trovato il mostro, ecco il colpevole, se solo potessi usare il cappio? Colpa mia? Mai.
Amanda. A Perugia hanno insultato i parenti di Amanda Knox, la studentessa americana condannata a 26 anni per l’omicidio di Meredith Kercher. E dire che lei non ha mai ammesso di avere ucciso. Il processo appena concluso è stato infatti indiziario. Ora i colpevoli per la giustizia sono tre: Amanda, il suo ex Raffaele Sollecito (25 anni) e Rudy Guede, già condannato a 30 anni. Cala il sipario, almeno per ora, su uno dei gialli italiani più misteriosi. Non si capisce il movente, non si è trovata l’arma, non ci sono state neanche le perizie. La stampa americana ci dipinge come un Paese delle banane, dove la polizia pesta gli arrestati senza un avvocato. Ma Patrick Lumumba, il primo uomo di colore a essere stato arrestato, e scagionato, è stato lapidario: «Amanda è un’attrice». In effetti chi coinvolge un innocente, mentendo, perché lo fa se è davvero con la coscienza a posto?

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