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AMNESTY. Ddl sicurezza, diritti in gioco

Domani il via al Senato alla discussione del Ddl 733. Ecco i punti che mettono a rischio i diritti elementari dei migranti

di Redazione

Domani, martedi’ 3 febbraio, il Senato della Repubblica riprenderà l’esame di diversi aspetti della futura legislazione in materia di  immigrazione e asilo che, secondo la Sezione Italiana di Amnesty  International, potrebbero avere forti ripercussioni in tema di diritti  umani.
Si tratta del disegno di legge cosiddetto sulla “sicurezza” (ddl n.733),  parte dell’omonimo pacchetto normativo varato dal governo Berlusconi nel  maggio 2008 e anticipato in diversi dei suoi contenuti dal governo  precedente, e del disegno di legge di ratifica del trattato di amicizia,  partenariato e cooperazione tra Italia e Libia (ddl n.1333), punto di  arrivo di un lungo percorso diplomatico scarsamente trasparente e poco  attento al tema dei diritti.

Il disegno di legge sulla “sicurezza” contiene restrizioni di varia natura  che, se approvate, colpirebbero molti aspetti della vita quotidiana di  migranti, richiedenti asilo e rifugiati. Tra le novita’, sono previsti  l’introduzione del reato di ingresso irregolare e il prolungamento fino a  18 mesi dei termini massimi di detenzione in un Centro di identificazione  e espulsione (Cie), attualmente di 60 giorni.

Come la Sezione Italiana di Amnesty International ha già ricordato, la  previsione di una sanzione penale per l’ingresso irregolare costituisce un metodo di contrasto la cui funzionalita’ e’ tutta da dimostrare e, d’altro  canto, puo’ dare origine a specifiche violazioni dei diritti umani,  soprattutto se inserita in un complessivo abbassamento delle garanzie. Il termine massimo di 18 mesi per la detenzione dei migranti in attesa di  espulsione appare sproporzionato ed eccessivo e puo’ essere fonte di  violazioni dei diritti umani relative alla legittimita’ e alle condizioni  della stessa detenzione, come la situazione attuale a Lampedusa sta  purtroppo mostrando.

Per quanto riguarda il trattato bilaterale tra Italia e Libia, concluso  nell’agosto scorso e ora all’esame del Senato per l’autorizzazione alla  ratifica, la sua applicazione potrebbe contribuire a mettere a repentaglio  la vita e i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo che si trovano in  Libia o che lì potrebbero essere ricacciati proprio grazie alla  cooperazione tra i due paesi e all’ingente contributo economico  dell’Italia alle autorita’ di Tripoli.

La Sezione Italiana di Amnesty International, insieme ad altre  Organizzazioni non governative, ha chiesto al Parlamento di non  autorizzare la ratifica del trattato senza l’introduzione di specifiche  garanzie: in particolare, una condizione che subordini chiaramente la  cooperazione dell’Italia al rispetto dei diritti umani da parte della  Libia e l’introduzione di strumenti di monitoraggio indipendenti  dell’attuazione del trattato.

La Sezione Italiana di Amnesty International rivolge un forte appello  all’Assemblea di Palazzo Madama affinché mostri attenzione verso i  diritti umani nell’operare le importanti scelte su cui è chiamata a  pronunciarsi in questi giorni.

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