Mondo
Amnesty: nuove prove sulla brutalità delle forze di sicurezza
Una delegazione di ricercatori di Amnesty International è da poco rientrata dalla Tunisia. Raccolte prove
di Redazione
Amnesty International ha reso note nuove allarmanti prove dei metodi brutali usati dalle forze di sicurezza tunisine nel tentativo di reprimere le proteste antigovernative delle recenti settimane.
Secondo i ricercatori di Amnesty International, appena tornati dalla Tunisia, le forze di sicurezza hanno fatto ricorso a un uso sproporzionato della forza per disperdere i manifestanti e in alcuni casi hanno aperto il fuoco contro manifestanti che scappavano o sui passanti. Secondo alcune testimonianze raccolte dai ricercatori dell’organizzazione, a Kasserine e Thala alcuni manifestanti sono stati colpiti alle spalle mentre fuggivano. In queste due città, così come a Tunisi e Regueb, alcune persone sono state colpite alla testa e al petto, col chiaro intento di ucciderle.
Le forze di sicurezza hanno fatto ricorso a un uso sproporzionato della forza per disperdere i manifestanti e alla forza letale quando questa non era strettamente necessaria. Gas lacrimogeni, proiettili di gomma e munizioni sono stati ampiamente usati anche contro manifestanti pacifici, molti dei quali colpiti coi manganelli.
L’organizzazione ha anche ricevuto informazioni secondo cui molte delle persone arrestate in relazione alle proteste hanno subito torture o maltrattamenti mentre si trovavano in stato di fermo.
Lo scorso 24 febbraio Amnesty International ha diffuso l”Agenda per il cambiamento in tema di diritti umani” chiedendo alle autorità tunisine di introdurre riforme profonde e stabili, in grado di rompere definitivamente con un passato fatto di decenni di violazioni di diritti umani.
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