Welfare
Amnesty, rapporto sull’omofobia in Giamaica
In occasione del tour italiano del cantante Buju Banton, l'organizzazione ricorda le gravi violazioni dei diritti umani a carico degli omosessuali nello stato caraibico
di Redazione
Le date italiane del cantante giamaicano Buju Banton (Milano 28 giugno,
Roma 29 giugno, Lecce 30 giugno) rappresentano, per la Sezione Italiana di
Amnesty International, un?importante occasione per far conoscere al
pubblico la grave situazione dei diritti umani in Giamaica, e in
particolare le violazioni basate sull?identita? sessuale.
Secondo i dati raccolti da Amnesty International, nel corso del 2004 si
sono verificati una decina di omicidi a sfondo omofonico e almeno 150
persone sono state sottoposte a pestaggio perche? ritenute omosessuali.
Sempre nel 2004, a giugno, Brian Williamson, fondatore di J-Flag, l?unica
associazione per i diritti degli omosessuali nell?isola, e? stato
brutalmente ucciso nella sua abitazione. Una settimana dopo, Victor
Jarrett e? stato linciato dalla folla perche? ritenuto omosessuale.
Nel novembre 2005 una banda di rapinatori ha fatto irruzione nella casa di
Lenford ?Steve? Harvey, attivista di un?associazione che si occupa di
lotta all?Aids. Secondo i suoi coinquilini, gli aggressori hanno notato
una foto di Harvey col proprio compagno e hanno iniziato a insultarlo; poi
l?hanno costretto a salire in macchina con loro. Il suo cadavere e? stato
ritrovato il giorno dopo.
Le leggi giamaicane sulla sodomia, che risalgono al periodo coloniale,
prevedono fino a dieci anni di carcere coi lavori forzati per rapporti
omosessuali in pubblico o in privato, fra adulti consenzienti, e fino a
due anni per qualsiasi forma di ?condotta indecente? fra uomini. Oltre a
essere discriminatorie in se?, anche in base ai trattati internazionali
che la Giamaica ha ratificato, come il Patto internazionale sui diritti
civili e politici, queste leggi hanno l?effetto di favorire un clima di
impunita?. Spesso gli omosessuali non denunciano le violenze subite
perche? hanno paura di essere arrestati, ricattati o sottoposti a
controlli indiscriminati e lesivi della privacy da parte della polizia,
dalla quale del resto hanno imparato a non aspettarsi particolare
comprensione.
Nel 2004 il sergente David White, portavoce della polizia, ha dichiarato
che ?il governo e la polizia non possono essere ritenuti responsabili
della risposta culturale della popolazione giamaicana nei confronti degli
omosessuali?.
Ad alimentare questa ?risposta culturale? contribuiscono, secondo Amnesty
International, anche atteggiamenti e composizioni ? come nel caso di Buju
Banton, autore del tristemente noto brano ?Boom bye bye? ? che incitano ad
atti di violenza basati solo sulla reale o percepita identita? sessuale
delle vittime. Lo stesso Banton e? stato accusato di aver aggredito sei
uomini che riteneva essere omosessuali.
Amnesty International non prende parte ad azioni di boicottaggio nei
confronti di manifestazioni artistiche e sottolinea l?importanza che ha
avuto, e ha tuttora, la musica reggae nelle campagne per la giustizia
sociale. Tuttavia, l?associazione ricorda che ogni persona ha l?obbligo,
sulla base del diritto internazionale dei diritti umani, di astenersi da
dichiarazioni che incitino ad atti ostili, discriminazione e violenza. Le
personalita? pubbliche e gli artisti che hanno un largo seguito popolare,
in particolare, hanno la responsabilita? di rispettare, garantire e
promuovere i diritti umani, non di incitare a violarli.
Amnesty International chiede alle autorita? giamaicane di:
– avviare un dibattito parlamentare sull?abrogazione degli articoli del
codice penale che criminalizzano ogni forma di rapporto omosessuale
consensuale fra adulti;
– mandare un chiaro messaggio che non verranno tollerati abusi o
incitazioni alla violenza nei confronti degli omosessuali;
– adottare misure concrete per proteggere lesbiche, gay, bisessuali e
transessuali dalla violenza e dalla discriminazione;
– indagare in maniera esauriente su ogni accusa di violenza e fornire
adeguata protezione alle vittime e ai testimoni nei processi riguardanti
casi di violenza omofobica.
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