Mondo
Anche lEcuador va al voto. Leffetto Lula soffia sulle Ande
Un candidato progressista è in pole position. E in gioco cè il trattato commerciale imposto dagli Usa (di Enzo Vitalesta).
di Redazione
Quito, novembre
L?effetto Lula inizia a lasciare il segno. Prossimo appuntamento in Ecuador, dove il 24 novembre il candidato della sinistra, Lucio Gutierrez si giocherà al ballottaggio la presidenza della Repubblica con l?imprenditore di centrodestra, Alvaro Noboa. Il possibile successo del colonnello Gutierrez, in testa nei sondaggi, darebbe nuovo vigore alla protesta, e l?Ecuador, insieme al Venezuela di Chavez e il Brasile di Lula, potrebbe creare un fronte anti Alca a questo punto credibile. L?Alca (acronimo che sta per Area de libre comercio de las Americas) è un trattato che nel gennaio 2005 dovrebbe unire le tre Americhe in un unico mercato di oltre 800 milioni di persone.
Già a fine ottobre si era avuta una manifestazione clamorosa a Quito: in 30mila erano partiti a piedi dalla selva amazzonica, dalle Ande, dai piccoli pueblos che circondano la capitale ecuadoregna. E sono confluiti a Quito portandosi dietro campesinos, comunità indios, attivisti dei movimenti sociali ma anche tanta gente comune. Una marcia di tre giorni per manifestare contro l?Alca.
Sono entrati nella città circondata dai vulcani da tre direzioni opposte ma forti di una voce comune. Perché se il trattato è considerato dagli Stati Uniti un passo decisivo per l?integrazione economica dei Paesi delle Americhe sul modello dell?Unione Europea, dalle forze antagoniste è ritenuto, al contrario, come il suggello legale di una vera e propria annessione del Sud America all?economia statunitense.
«Le ripercussioni economico sociali nei Paesi più poveri saranno devastanti», spiega Giuseppe De Marzo, portavoce a Quito dell?Osservatorio dei verdi italiani sulla globalizzazione; «gli accordi dell?Alca non prevedono fondi sociali di compensazione e nessuna politica di sostegno per i Paesi meno sviluppati che si troveranno a concorrere con il mostro statunitense. E gli accordi andranno tutti a vantaggio delle grandi multinazionali. Le microeconomie che sostengono la vita di milioni di persone saranno affossate, i mercati invasi dai prodotti del Nord più concorrenziali, tra cui troveranno largo spazio quelli transgenici. L?accordo di libero scambio (Nafta) tra Usa, Canada e Messico, entrato in vigore nel 1994 e cui s?ispira l?Alca, ha portato l?economia messicana alla totale dipendenza da quella statunitense».
E la sproporzione sta tutta nei numeri. Usa e Canada rappresentano l?80% del Pil sul continente e gli altri 32 Paesi solo il 20%. Mentre il reddito di un lavoratore statunitense si aggira sui 30 dollari all?ora, quella di un ecuadoriano non arriva neanche a un dollaro.
«L?Alca è un cavallo di Troia trasparente», sottolinea l?economista ecuadoregno, Alberto Acosta, «e serve a garantire nel tempo il dominio economico delle grandi compagnie in territorio sudamericano. La grande protesta contro il trattato mette in discussione anche gli accordi bilaterali, la politica del Fmi e della Banca mondiale, strumenti altrettanto validi e meno ?spettacolari? che hanno già garantito in tutti questi anni gli interessi delle multinazionali».
Enzo Vitalesta
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