Il virus dell’influenza A in carcere
Dopo il caso del detenuto del carcere di Sollicciano colpito dal virus della nuova influenza e ricoverato in gravi condizioni, il garante dei detenuti del Comune di Firenze chiede misure per svuotare gli istituti ormai al collasso e prevenire il contagio. «Le Regioni devono iniziare a porre il sovraffollamento come una questione sanitaria oltre che un problema che ha a che fare con i diritti dei detenuti»”. Lo afferma Franco Corleone, garante dei detenuti del Comune di Firenze, commentando la vicenda del detenuto del carcere di Sollicciano affetto dal virus della nuova influenza e ricoverato da venerdì 16 ottobre in condizioni gravi a Firenze. «In questo momento chi ha la responsabilità delle carceri deve pensare a dei piani per fare diminuire il numero dei detenuti», dichiara Corleone, «facendo uscire dai penitenziari chi può avere diritto a misure alternative. Il carcere è un ambiente con molta promiscuità, sovraffollato e con persone con patologie legate alla tossicodipendenza, quindi uno dei luoghi che possono destare più allarme». Sulla situazione nel penitenziario di Sollicciano, spiega Corleone, «siamo sempre vicino a quota mille ristretti mentre l’istituto potrebbe ospitarne 700. I detenuti stanno pensando a nuove iniziative di protesta, puntando sull’applicazione di misure alternative che riescano a rendere la vita nel carcere più accettabile ed evitare conseguenze che potrebbero essere molto gravi anche in relazione al campanello d’allarme che questo episodio ha dato».
Quando i giornalisti vanno a studiare in galera
Cinquanta giornalisti in galera: è successo a Padova, alla casa di reclusione, dove i giornalisti sono entrati il 13 ottobre per imparare, per aprire un dialogo, per saperne di più sull’esecuzione delle pene, partecipando a un seminario di formazione che detenuti e volontari di Ristretti Orizzonti hanno organizzato in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Veneto. Una giornata di lavoro con testimonianze di persone detenute e con la presenza dei magistrati di sorveglianza, pronti a rispondere a tutte le domande su temi scottanti come quelli della certezza delle pena e delle misure alternative. Un’occasione rara per approfondire cosa significhi il carcere guardando in faccia le persone detenute.
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