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Andar per santuari: per fede, e per bellezza

di Redazione

Il turismo religioso va forte, dicono le statistiche, e qualcuno potrebbe adombrare l’idea che sia per la crisi, quando c’è gente che non sa a che santo votarsi. Ora, questi turismi rischiano d’essere racchiusi in una nicchia strana, dalla quale ci piacerebbe farli uscire in maniera laicissima. Intanto recarsi a un santuario è comunque e sempre un’esperienza di bellezza, conservata nei secoli dalle amorevoli cure di un popolo. E solo per questo vale la pena. Poi, ci sono motivi “turistici” veri e propri, nel senso che un’abbazia o una pieve di solito sono in luoghi di particolare attrattiva. E la stessa architettura, frutto di secoli di empirismo, è tutt’altro che fredda e banale.
Un esempio su tutti, che raccoglie anche il terzo fattore della bellezza che è il gusto, è il Santuario di Oropa, sopra Biella, dedicato a una Madonna nera venerata dai primi anni del post arianesimo. Due basiliche, una superiore e una inferiore, e intorno un villaggio con tanto di locali, negozi e addirittura 600 posti letto, con tanto di suite. Siamo a 1.600 metri, in valli incontaminate, e c’è pure una funivia che porta sul monte Mucrone. Ebbene, quando l’abbiamo interpellato, il rettore del Seminario ci ha sorpreso positivamente dicendo che qui tutto è unito: preghiera, tavola, natura. E ci ha raccontato che quando Napoleone decise di sequestrare i valori del Santuario, gli abitanti di Biella si opposero ferocemente affinché non portassero via le lenzuola, che avrebbero compromesso una delle più significative attività di Oropa: l’ospitalità dei pellegrini. Ebbene, le lenzuola di oggi sono ancora quelle di lino di 200 anni fa. Il gusto dell’ospitalità, dunque, fa parte di quello che viene definito turismo religioso, e non è un caso che i migliori produttori di cose buone del Biellese tutte le domeniche siano lì a vendere le loro tome del Maccagno, i mieli, i biscotti. Buonissimi. Il ristorante che merita, poi, è il Croce Bianca, gestito da quattro generazioni dalla famiglia Ramella. Ordinate la polenta concia, ma anche il risotto con riduzione di Bramaterra. Sarete felici.

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