Un «fattivo intervento al fine di porre rimedio alla grave situazione determinata dalla “manovra anticrisi” varata dal Governo», che «colpisce in maniera ingiustificata ed indiscriminata tutta una serie di persone e famiglie alle quali dovrebbero essere garantiti, in via prioritaria, diritti umani e civili sanciti, in primo luogo, dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità». È quanto chiede Anffas onlus.
«Ci preme innanzitutto sottolineare con forza che la nostra associazione, composta di persone e famiglie che vivono e conoscono bene le disabilità “vere”, non può che condividere l’intento serio ed efficace di un contrasto ai falsi invalidi, ed anzi auspica fortemente che tale attività avvenga in maniera incisiva e definitiva. Al tempo stesso, tuttavia, riteniamo fondamentale che tale opera sia realizzata con il fattivo coinvolgimento delle associazioni che si prendono cura e carico di persone con gravi e gravissime disabilità (nel nostro caso intellettive e/o relazionali) e che le risorse in tal modo “guadagnate” siano re-destinate per ampliare quanto previsto e di diritto per tali persone, piuttosto che allocarle in ambiti completamente diversi», continua il comunicato del direttivo nazionale di Anffas.
In particolare l’innalzamento della percentuale di invalidità pone «l’assoluta priorità della revisione del sistema degli accertamenti per le persone con disabilità ed il riordino delle relative provvidenze economiche così come statuita dall’art. 23 della legge 328 del 2000, ma mai attuata».
«La nostra preoccupazione principale – scrivono – è che, in assenza di un serio e complessivo adeguamento del sistema di accertamento dell’invalidità civile e stato di handicap, unito ad una costante formazione e di chiare indicazioni per i deposti a tali importantissime valutazioni, i provvedimenti di contrasto ai “falsi invalidi” non possano raggiungere l’obiettivo sperato. In particolare, è da considerare la complessità relativa a persone con disabilità intellettiva e relazionale le quali, specie in giovane età presentano, oltre a svariate forme di ritardo mentale, classificabile come “medio-lieve”,carenze nell’area relazionale, dell’autonomia ed a volte vere e proprie “patologie psichiatriche”, […] che restano tagliate fuori da concrete provvidenze, pur non essendo assolutamente o in gran parte in grado di provvedere a se stesse. Ciò le porta ad essere troppo spesso “i nuovi poveri”, vittime prima della propria condizione di disabilità e poi paradossalmente escluse da un complessivo percorso di abilitazione e riabilitazione».
In allegato l’intero comunicato.
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