Non profit

Antonio Intiglietta: così progetto il buon abitare

Il numero uno di Ge.fi: «Inevitabile che questo settore cresca ancora»

di Redazione

Presidente e amministratore delegato di Ge.fi (Gestione Fiere spa), promotore dell’Expo Italia Real Estate e in particolare del Social housing exhibition, il salone dell’abitare sociale, ma anche numero uno della Compagnia dell’Abitare: non c’è dubbio che Antonio Intiglietta sia fra quegli imprenditori che sul social housing hanno puntato il timone.
Come è nata questa “passione”?
Distinguerei due piani, entrambi però legati alla consapevolezza sempre più forte che per certe fasce di società l’accesso alla casa diventa sempre più difficile. Penso per esempio agli studenti o alle giovani coppie, ma anche ai lavoratori fuori sede o agli adulti separati. Il primo piano è quello più associativo, il secondo quello più di visione macro. La Compagnia dell’Abitare nasce all’interno dell’alveo della Compagnia delle Opere sulla base dell’esperienza di una storica cooperativa sociale, la Ringhiera, che da anni sperimenta soluzioni abitative innovative per gli studenti che arrivano da fuori Milano. Da qui, grazie a una legge regionale del 2007 (la numero 14), che ha contribuito a ridurre i tassi di interesse bancari, Banca popolare di Cremona, che ha sostenuto finanziariamente l’investimento con 12,4 milioni di euro, ma grazie anche al Comune che ha ceduto gratuitamente l’area dell’ex autoparco, è nato il progetto di via Pompeo Leoni, che credo sia a tutti gli effetti un modello.
Quali sono le caratteristiche dell’intervento?
L’area si estende su una superficie commerciale di 6.414 mq e comprende tre edifici che contano, nel complesso, 74 appartamenti suddivisi tra monolocali, bilocali, trilocali e quadrilocali. Il cantiere è partito nel dicembre del 2007. Ad oggi è stato concluso l’85% dei lavori. L’ultimo edificio residenziale verrà invece completato entro febbraio 2012 e gli appartamenti verranno assegnati tra marzo e aprile 2012.
Che tipo di affitti richiederete?
Si va ma un minimo di 280 euro al mese per un posto letto in camera doppia, a 450 euro per un locale completamente arredato fino ai 570 euro per un bilocale, anch’esso arredato.
Con quali criteri verranno assegnate le abitazioni?
La competenza su questo aspetto è della Ringhiera, l’ente gestore, che farà barra sulle sue liste d’attesa. L’altro criterio è la propensione alla socialità che richiede un contesto del genere.
Veniamo ora al secondo piano, quello più macro…
Che in tempo di ristrettezze economiche per le amministrazioni pubbliche l’housing sociale sia una necessità, mi pare ormai un dato acquisito. Da qualche tempo poi abbiamo anche registrato l’interesse dei costruttori per questo segmento di mercato. Detto questo, siamo solo agli albori.
In che senso?
Vedo due nodi. Il primo riguarda proprio il ruolo delle amministrazioni, che devono capire che non c’è altra via se non quella di concedere le aree gratuitamente, a meno di non voler investire sull’edilizia popolare. L’altra questione è invece di pertinenza dello Stato centrale. Credo che, al di là delle parole, sia venuto il momento di mettere mano alle politiche fiscali. Non è possibile che ancora oggi per interventi di housing sociale si applichi l’Iva piena. Mentre un terzo ostacolo mi sembra in via di superamento: i soggetti finanziari fino a qualche tempo fa erano restii a investire, mentre oggi mi sembra che si sia voltata pagina.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.