Quest’anno gli investitori responsabili hanno fatto sentire
la loro voce a Enel, Eni e Telecom. Restano in minoranza, ma i consensi crescono. Ecco com’è andata Quella appena conclusa è stata la stagione forse più importante in Italia per l’azionariato attivo: partecipare alle assemblee annuali delle imprese quotate (di solito tra aprile e maggio), dopo esserne diventati azionisti, e intervenire chiedendo al management chiarimenti su operazioni o investimenti che mostrano profili di criticità in ottica socialmente responsabile.
Cos’è accaduto quest’anno? Alla fine di aprile, curiosamente nello stesso giorno, gli azionisti attivi sono intervenuti nelle assemblee di tre grandi aziende quotate: Enel, Eni e Telecom Italia.
Un vescovo a casa Enel
L’intervento più eclatante all’assemblea di Enel. È arrivato addirittura un alto prelato, Luis Infanti De La Mora, vescovo dell’Aysèn, in Cile, a criticare il progetto di costruzione di cinque grandi dighe sui fiumi Baker e Pascua, in Patagonia, al quale la società ex monopolista elettrica partecipa avendo ereditato il progetto dalla spagnola Endesa, acquisita nel 2009. Motivo della critica gli elevatissimi costi ambientali che il progetto comporterebbe: il tracciato dell’elettrodotto, ad esempio, attraverserebbe decine di aree protette, comprese le terre delle comunità indigene Mapuche. Ad Enel è stata chiesta anche la restituzione dei diritti di sfruttamento dell’acqua che Endesa aveva ottenuto con le privatizzazioni avvenute sotto la dittatura del generale Pinochet. Il vescovo cileno (originario però di Udine), che ha partecipato all’assemblea grazie ad un’iniziativa di Fcre – Fondazione culturale responsabilità etica (del sistema Banca Etica), è stato delegato a rappresentare i Missionari Oblati di Maria Immacolata, che sono membri di Iccr – Interfaith center on corporate responsibility, una coalizione di quasi 300 grandi investitori che ogni anno presenta decine di mozioni nelle assemblee delle società statunitensi.
Assemblea Eni: interviene Biggeri
Nell’assemblea di Eni, invece, il presidente di Fcre, Ugo Biggeri, ha posto l’accento sulle accuse di corruzione che la società sta fronteggiando in relazione alle sue attività in Nigeria, per le quali sono già stati messi a riserva 250 milioni di euro nell’eventualità di dover fare fronte alle multe che le autorità statunitensi che indagano sulla vicenda potrebbero infliggerle. Altre multe potrebbero essere comminate per le accuse di violazioni ambientali di cui Eni è fatta oggetto per le sue attività in Kazakhstan e nella stessa Nigeria. La richiesta degli azionisti attivi ad Eni, dunque, è che si spieghi l’impatto potenziale che eventuali sanzioni collegate a questi procedimenti potrebbero avere sul bilancio della società.
Telecom: questione stock option
All’assemblea di Telecom Italia, poi, c’è stato l’intervento di Beppe Grillo (visibile sul suo blog www.beppegrillo.it insieme alla risposta dell’ad Franco Bernabè) che ha sollevato, fra le altre, la questione delle stock option distribuite al management negli ultimi anni. Asati, associazione dei piccoli azionisti di Telecom Italia, ha chiesto inoltre alla società di agire per risolvere la questione legata alle delicate vicende di spionaggio illegale che la vedono coinvolta, per i loro riflessi sul piano economico, etico e professionale.
Oltre alle iniziative di Fcre, che insieme a quelle di Etica sgr (vedere box) costituiscono oggi l’asse portante dell’azionariato attivo in Italia, altre organizzazioni stanno iniziando a porre in essere tale pratica.
Una è E.Di.Va. (Etica, Dignità e Valori), una piccola onlus costituita da persone del mondo del credito, del volontariato e accademico, che dal 2008 partecipa alle assemblee delle banche popolari per promuovere i temi della finanza etica e della responsabilità sociale d’impresa. Azionisti attivi crescono, dunque. E nella prossima stagione potrebbero essercene ancora di più.
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