Mondo
Arsenali chimici: l’allarme Onu
Per Lynn Pascoe, capo dell'ufficio politico dell'Onu, il Cnt avrà bisogno di aiuto per smantellare gli arsenali chimici mai smantellati da Gheddafi
di Redazione
Il Consiglio transitorio nazionali della Libia deve fronteggiare molte sfide, tra le quali l’esistenza di consistenti arsenali di armi chimiche acquisite ai tempi del regime di Muammar Gheddafi. È l’allarme lanciato dall’Onu, durante una sessione del Consiglio di Sicurezza sulla situazione in Libia.
Secondo quanto ha detto Lynn Pascoe, a capo dell’ufficio politico dell’Onu, il governo transitorio libico dovrà affrontare il delicato problema della messa in sicurezza degli arsenali di armi di distruzione di massa che Gheddafi – nonostante gli accordi stipulati con i paesi occidentali – non aveva smantellato. Il Cnt, ha concluso Pascoe, avrà bisogno dell’aiuto e del sostegno delle organizzazioni internazionali preposte allo smantellamento degli arsenali di armi di distruzione di massa.
Quello dell’Onu è l’ennesimo allarme lanciato sul pericolo costituito dagli arsenali chimici libici dall’inizio della rivolta in Libia lo scorso febbraio. Alla fine di agosto era emerso che la Nato e gli Stati Uniti avevano avviato da tempo con rappresentanti del Cnt colloqui riservati sulla messa in sicurezza degli arsenali, con Washington che approva squadre di esperti pronte a recarsi in Libia per dare un fattivo aiuto sul terreno.
A preccupare – oltre circa 10 tonnellate di iprite, o gas mostarda, che sarebbero state conservate da Gheddafi nei propri arsenali, secondo Peter Caril, esperto di non proliferazione dell’Arms Control Association – anche missili terra aria, in grado di colpire aerei di linea in volo, alcuni dei quali sarebbero – sempre secondo quanto rivelava la stampa internazionale – stati intercettati già sul mercato nero delle armi in Mali, paese dove è attivissima al Qaeda del Maghreb.
Tornando alle armi chimiche nel 2003, quando Gheddafi fece rientrare la Libia in seno alla comunità internazionale rinunciando ai suoi programmi per le armi di distruzione di massa, Tripoli aveva ha accettato di distruggere 25 tonnellate di iprite e 3300 testate per le armi nucleari. E l’Organizzazione per il divieto delle armi chimiche aveva assunto il compito di monitorare la loro distruzione. L’intero stock di bombe è stato distrutto con i bulldozer nel 2004. Il resto delle 10 tonnellate di iprite sarebbe dovuto essere distrutto entro la fine del 2010, ma alla Libia era stata concessa una proproga fino al 15 maggio, scadenza che naturalmente è saltata dopo l’inizio del conflitto civile e della campagna Nato.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.