Vi è un aspetto di questa lunga crisi, che mi fa continuamente riflettere e addirittura mi sorprende, una sorta di schizofrenia complessiva: da una parte dichiarazioni, spiegazioni, commenti, prediche, che sottolineano che si tratta di una crisi epocale, strutturale.
La frase preferita è “niente sarà più come prima”. Penso che questo sia assolutamente vero. Ma intanto i comportamenti, le scelte concrete, la ricerca del consenso sembrano figli di un’altra convinzione: quello che si tratti di una crisi che passerà e che ci riporterà alla situazione precedente. Il Governo taglia, ma non ha tempo di colpire gli sprechi veri; le parti sociali sono costrette su un terreno di difesa tradizionale; il welfare è colpito duramente, ma questo appare “normale”visto che c’è la crisi.
Quando cominceremo, tutti, a sostenere con maggiore convinzione – e a tentare innovazioni – che cambino davvero le carte in tavola? Quando ci convinceremo, davvero, che la coesione sociale è condizione dello sviluppo? E che nei nostri territori più deboli ormai si consuma la “tragedia dei beni comuni” e che per far partire lo sviluppo , in quei luoghi, bisogna rifare comunità? E’ ora, dentro la crisi, di provare a cambiare, con la denuncia, le proposte, la sperimentazione. Penso che noi stessi, dovremmo esserne più convinti.
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