Non profit
Assistere un disabile grave vale cinque anni di contributi
Alla Camera storico riconoscimento del valore del lavoro di cura
Via libera bipartisan ad una legge che si discute dal 1999: prepensionamento per chi assiste un familiare totalmente invalido. Un susseguirsi di compromessi politici, chiusosi solo con
la sfida frontale al niet
della commissione Bilancio
In principio, undici anni fa, questa proposta di legge aveva un solo articolo, pulito pulito: entrambi i genitori di un disabile grave, dopo 15 anni di servizio, hanno diritto di andare in pensione. Spulciando gli archivi del Parlamento italiano è questa la prima proposta di legge che riconosce benefici previdenziali a chi assiste disabili gravi: reca la data del 21 ottobre 1999, è firmata dal senatore-pediatra Antonino Valletta (Ds) e non è mai avuto l’onore di essere discussa.
Undici anni e 29 proposte di legge dopo, con in mezzo 180mila firme raccolte dal Comitato promotore per il prepensionamento dei genitori di disabili gravi e due sit-in di carrozzine in protesta, quella legge è quasi realtà. La Camera l’ha approvata il 19 maggio, all’unanimità: la palla passa al Senato. Idealmente, una vittoria campale, che riconosce valore al lavoro di chi per 18 anni continuativi si è preso cura a casa propria di un familiare disabile e invalido al 100%, quantificandolo in cinque anni di contributi previdenziali; concretamente, un compromesso politico, che di limatura in limatura ha ridotto il finanziamento concesso (e conseguentemente la platea dei beneficiari) a un decimo di quello da cui si era ripartiti in questa legislatura, nel luglio 2007.
Nessuno pensa che il testo licenziato dalla Camera sia l’optimum. Ma certo, pur con quello stralcio di settori beneficiari, pur con le differenze tra pubblico e privato, pur con i requisiti per godere dei cinque anni di prepensionamento portati da 50 a 60 anni di età e da 15 a 20 anni di contributi, è un traguardo conquistato.
A cominciare dal guanto di sfida lanciato alla commissione Bilancio da Silvano Moffa (PdL), presidente della commissione Lavoro, che ha chiesto e ottenuto dall’aula di andare avanti con l’esame e la votazione della legge nonostante il niet sulla copertura finanziaria. «Un gesto forte ma non velleitario», chiosa Delfino. Ha avuto ragione lui: alla fine sono spuntati 340 milioni di euro per il triennio 2010/12. Da una accisa sull’alcool.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.