Un'altra fabbrica è possibile
Asti, un piccola Olivetti per amore
Una azienda diversa, dove l'imprenditore facilita e non comanda, dove ogni addetto si prende il suo tempo, dove si festeggiano i compleanni, dove l'obiettivo aziendale è il "fil", ossia la felicità interna lorda. Un'azienda che ha l'impronta di Pia Giovine, "manager del benessere e della felicità", scomparsa prematuramente un anno fa. Il marito, Marco Prainito, ne prosegue la visione. Un giorno al Mollificio Astigiano, società benefit

Sette decenni passano come un lampo, se il tempo è una dimensione dello spirito. Nel 1955 Olivetti descriveva il suo modello di fabbrica parlando a una platea di operai dello stabilimento di Pozzuoli (Napoli). Per lui l’”impresa” doveva esprimere una realtà “al di là del socialismo e del capitalismo”: una «fabbrica concepita alla misura dell’uomo”, affinché diventasse “uno strumento di riscatto” del lavoro invece che un “congegno di sofferenza”. “Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? – domandava parlando ai neoassunti di Pozzuoli -. Non vi è al di là del ritmo apparente, qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?».

Ma l’ ‘olivettianesimo’ è un fiume carsico che scava silenziosamente. Ed è persino in grado di smentire il detto per cui nessuno è profeta in patria. Nel Piemonte di Adriano Olivetti, infatti, oltre alla sua Ivrea non mancano imprese che si ispirano alla sua concezione della fabbrica e del lavoro.
Da Ivrea ad Asti
Al Mollificio Astigiano – Società benefit, di Belveglio (Asti), producono molle a compressione, a trazione, a torsione, a nastro, sagomate, di tenuta, per gioielleria, per stampi. Curano tutto, maniacalmente, nei minimi dettagli.
È vero che se chiami al fisso parte una banale segreteria telefonica, ma è la più bella del mondo: ti risponde la voce registrata di due bambini che si alternano a seconda dei tasti da premere. Lì per lì pensi a una presa in giro e un po’ ti girano. Poi capisci e sorridi: sto salendo su una splendida nave di folli. Del resto nell’ambito della loro produzione di molle per industria e agricoltura, di ogni foggia e colore, c’è una collezione speciale all’insegna dell’ironia. S’intitola “Lo famo strano”.
Ok. Non è un’azienda ‘normale’. Ed proprio questo il bello: è un’impresa che si ispira dichiaratamente ad Adriano Olivetti. Dove per statuto, fra gli obiettivi da raggiungere c’è la Felicità Interna Lorda – F.i.l. Entrando può capitare di non trovare nessuno, salvo poi vederli arrivare tutti insieme. Il proprietario e amministratore, Marco Prainito, e i 20 dipendenti stavano infatti posando per una foto in occasione del compleanno di uno di loro, con in mano il libro L’imprenditrice che amava l’arcobaleno – Lavorare con il sorriso sulle labbra per perseguire un obiettivo superiore: la felicità.

Un’azieda che parla di una donna
Un’opera dedicata a Maria Pia Giovine, 55 anni, prematuramente scomparsa un anno fa a causa di un tumore, e che è stata presentata il 18 giugno, grazie anche alla Fondazione che porta il nome dell’imprenditrice. Pia Giovine era infatti l’anima vulcanica, oltreché la contitolare, dell’azienda, adesso nelle mani del marito Marco Prainito. E si definiva “manager del benessere e della felicità”. Il Mollificio di Belveglio si è progressivamente espanso in quasi quarant’anni: produce molle per la meccanica e l’agricoltura, così come per la robotica, il design e la gioielleria. A farle è lo Spring Team: la squadra dei lavoratori, il cui “set mentale” è costituito da “capacità, curiosità, condivisione e un confronto continuo”.
Quello che conta è saper lavorare in gruppo
«Festeggiamo sempre i compleanni dei nostri dipendenti», spiega a VITA Marco Prainito, «più volte all’anno li coinvolgiamo in cene o eventi, e nel 2015 abbiamo offerto loro anche una crociera».
Pia Giovine cucinava personalmente la crostata per tutti in fabbrica; a disposizione di chi lavora al Mollificio ci sono un grande orto, buoni carburante per le auto, una palestra, corsi di autodifesa, di degustazione, di marketing. E uscite culturali con le famiglie: dal museo del Cinema di Torino alla partecipazione a trasmissioni televisive nazionali.
Un imprenditore che facilita e non comanda
«Sul lavoro non impartisco ordini a nessuno», ci racconta Prainito, «semmai faccio da ‘collante’: siamo tutti autosufficienti. Chi viene a lavorare qui non sempre ha una competenza tecnica adeguata, e allora lo formiamo noi. Quasi mai assumo lavoratori già tecnicamente preparati in officina, ad esempio. Chiedo a tutti, però, disponibilità verso gli altri e volontà di lavorare in gruppo. Cosa che molti vantano ma pochi hanno…Adesso ho una squadra assolutamente positiva. Tante volte in passato ho dovuto invece allontanare persone competenti ma che non si integravano nel gruppo, perché erano arroganti e volevano primeggiare sugli altri».

Attenzione alle (belle) iniziative solo apparentemente ‘extra’. E’ più che lecito non partecipare alle ‘pillole di filosofia’ che lo studente Edoardo offrì ai dipendenti nell’orario di lavoro; o rifiutare inviti a una ‘pizzata’ tutti insieme, così come a una gita fuori porta con le famiglie. Ma se un collaboratore dice sistematicamente di no significa che non ha fatto proprio lo spirito che anima il Mollificio. E si autoesclude. Al contrario, chi lavora con lo spirito dello Spring Team «è molto più disponibile», dice Prainito, «e se c’è da cambiare mansione per aiutare un collega, o da coprirne un altro perché è in ferie due settimane, tutti danno una mano».
«Chi è ricco economicamente è povero di tempo»
Come ogni fabbrica che si ispira al modello di Adriano Olivetti, al Mollificio sono in primo luogo attenti alle condizioni dei lavoratori ma non solo. Si misura anche un intenso impegno per l’ambiente, in chiave green, e per il territorio: il cuore stesso del loro dirsi società benefit. Non soltanto, quindi, pannelli fotovoltaici sulla fabbrica, auto elettriche e raccolta dell’acqua piovana. Ma anche partnership con alcune scuole superiori di Asti, Nizza Monferrato e Alba. Così come donazioni a pubbliche assistenze, associazioni per i disabili e organizzazioni di volontariato; raccolte fondi per gli ospedali e per i restauri di antichi santuari.

«Da quando ho perso mia moglie», conlude Marco Prainito, «il mio tempo ha un valore totalmente diverso e non penso più a espandere l’azienda. Non sono più quello che lavora fino a tardi, e anche sabato e domenica. Alle 17 stacco. La vita può finire troppo in fretta. Mia moglie è morta di martedì e il fine settimana precedente ero a Roma per lavoro. Ho sprecato l’ultimo weekend della vita di Maria Pia per qualcosa che potevo fare in un altro momento. Per vedere un numero migliore sul bilancio perdo tempo e serenità? Non ne vale la pena… Chi è ricco economicamente è povero di tempo…» .
Le foto sono dell’autore, salvo la foto di apertura che è di Marco Prainito e lo raffigura sulla panchina dedicata alla moglie.

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