Mondo

Astra Ricerche: «Siamo all’età della folla solitaria»

Lo rivela una ricerca sui dati dell’Osservatorio di Telefono Amico Italia

di Redazione

Il Paese, n questo tempo di crisi è sempre più “solo” e bisognoso d’ascolto. Lo raccontano i dati dell’Osservatorio di Telefono Amico Italia, elaborati da Astra Ricerche: 108.616 telefonate (296 al giorno, + 20% rispetto all’anno precedente). La richiesta d’ascolto cresce del 37%, anche tra chi vive in famiglia. La solitudine si concentra nelle aree più ricche e avanzate del Paese, soprattutto Nord Est e Lombardia, coinvolge maggiormente i maschi, si esprime con particolare forza tra i 35 e i 55 anni; è più grave tra i lavoratori dipendenti e i pensionati; è legato sia alla singleness sia -in misura più bassa ma rilevante- al vivere in famiglia.
Nel 2008, con l’avvio della grave crisi economico-sociale che ha investito il mondo, anche in Italia è cresciuto in modo drammatico il disagio esistenziale ed emotivo. Lo testimonia l’aumento del 20% di chiamate registrato dai 25 centri di Telefono Amico Italia (TAI), il servizio di ascolto telefonico presente nel nostro Paese da oltre 40 anni. Tra i problemi registrati dai 700 volontari in ascolto c’è l’incremento del 37% delle bisogno di compagnia: la solitudine è un’emergenza sociale sempre più estesa. L’aumento è più rilevante per gli uomini (3%) che sembrano pagare più duramente la crisi, soprattutto per i maschi sopra i 34 anni, pensionati e lavoratori non dipendenti.
Uomini e donne a confronto
Ma come vivono questo disagio uomini e donne? Quali sono le differenze “di genere” più significative? Gli uomini sono in maggioranza (66%): per il 59% tra i 36 e i 55 anni, con una preponderanza di persone in piena età lavorativa. Le donne (34%) sono per il 47% tra i 36 e i 55 anni (con una prevalenza del gruppo 46-55 anni); quasi il 40% è sopra i 55 anni e sono per l’80% non attive professionalmente (pensionate, disoccupate, casalinghe, studentesse), contro il 37% degli uomini. Dalle telefonate rivolte a Telefono Amico Italia  emerge che per l’82% le donne vogliono prima di tutto semplicemente essere ascoltate, nettamente più degli uomini (74%). Le donne inoltre parlano più a lungo: il 53% delle loro chiamate dura più di 15 minuti (contro il 29% degli uomini). Sono decisamente di più i single uomini (59% contro 50) e le donne che abitano in famiglia (43% contro 32). I problemi più comuni tra le donne sono decisamente legati al bisogno di compagnia (34%, comprensivo  anche di quante vivono in famiglia) alla depressione e all’infermità psichica (17%), mentre tra gli uomini, dopo il bisogno di compagnia (27%), al secondo posto c’è la sessualità (24%) e solo per l’8% depressione e infermità psichica. Una piccola ma drammatica percentuale di persone (15 uomini e 25 donne) hanno ventilato l’ipotesi del suicidio. La crisi ha acuito anche i problemi relazionali (sia di coppia, sia familiari, sia amicali, sia sociali: +15%).
La solitudine
Il mix di solitudine e bisogno di compagnia sale dunque nell’ultimo anno del 12% tra le donne e -meno- del 5% tra gli uomini. In aumento anche la rilevanza delle questioni sociali, politiche ed etiche. Fatto curioso: le “orecchie” di Telefono Amico Italia sono numericamente all’opposto, i volontari sono infatti per il 58% donne e per il 42% uomini. I giovanissimi minorenni evidenziano per la prima volta una crescita rilevante dei problemi legati alla depressione.
Il risultato più eclatante del confronto tra l’ultimo anno e quello precedente dunque è l’aumento drammatico della solitudine di chi è nel pieno degli anni, ha una famiglia, gode di relazioni professionali e sociali, ma non ha nessuno con cui confidarsi; non è più quindi un’esclusiva di chi vive solo, specie se anziano. La famiglia non riesce in molti casi ad esercitare le funzioni dell’ascolto e del sostegno a ciascuno dei suoi membri. Si conferma in un anno caratterizzato dai prodromi e dall’esplodere della crisi, la sindrome della “folla solitaria”: una solitudine generalizzata caratterizzata da una rete di rapporti ampia ma priva di ogni “intensità relazionale”.

 

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