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Auser: «Sotto silenzio i drammatici dati»

“Passati sotto silenzio dei media i dati preoccupanti del Rapporto 2009 sulla povertà e l’esclusione sociale”, afferma Michele Mangano, presidente nazionale Auser

di Redazione

Mi sembra che un colpevole silenzio abbia accompagnato la presentazione, il 17 dicembre scorso, del Rapporto 2009 sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale.
Eppure i dati di quel rapporto e le considerazioni espresse rappresentano i termini reali delle difficoltà e del disagio in cui versano centinaia di migliaia di famiglie e milioni di italiani.
Si tratta di una situazione grave, che esige l’attenzione dell’opinione pubblica e dei politici in particolare, perché rinvia ai problemi reali  e concreti del nostro paese, che sono spesso ignorati o nascosti dai media.
Nel 2008, 536.000 persone si sono aggiunte a quelle che già versavano in condizioni di povertà relativa.
90.000 famiglie in più sono precipitate nella condizione di povertà assoluta.
La percentuale di popolazione italiana a rischio di povertà è arrivata al 20%. Peggio di noi, solo Lettonia, Bulgaria, Romania.
In questo quadro preoccupante, emergono tre particolari criticità: Il divario tra nord e sud si accentua: al sud oltre il 23% delle famiglie vive in condizioni di povertà relativa, cinque volte più che al nord; oltre l’8% delle famiglie meridionali vive in condizioni di povertà assoluta, due volte e mezzo più che al nord.
La condizione dei minori e delle famiglie con minori. L’11% delle famiglie con cinque membri versa in condizioni di povertà assoluta. La condizione dei lavoratori e in particolare delle famiglie monoreddito con capofamiglia lavoratore. Se ci sono in famiglia due o più figli , la condizione di povertà relativa raggiunge il 30%.
Non basta avere un lavoro per vivere dignitosamente, come pure prevede la Costituzione.
Il Rapporto contiene interessanti elementi di novità, perché oltre a rappresentare il quadro nazionale, approfondisce la situazione in tre aree territoriali: Torino, Roma, Milano.
Infine si propone  una valutazione di impatto sulle politiche governative di contrasto alla povertà. Ne emerge una scarsa efficacia, l’occasionalità degli interventi, l’assenza di una politica organica e stabile di contrasto alla povertà.

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