Dopo il decreto dedicato al credito al consumo, che ha riscritto la disciplina del microcredito in Italia aprendola al non profit, è stata emanata una direttiva sulle competenze del Comitato nazionale per il microcredito. Cosa comporterà per il terzo settore? (B.M. – Roma)
Risponde Mario Baccini, del Comitato nazionale Microcredito
La direttiva della Presidenza del Consiglio pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 20 settembre ha una portata storica perché fornisce un indirizzo preciso a tutte le strutture pubbliche. La direttiva chiarisce il ruolo del Comitato nazionale, che è la prima esperienza pubblica europea in questo settore, come protagonista della governance e del monitoraggio di tutte le iniziative di microcredito in Italia. Allo stesso tempo, definendo con precisione gli ambiti d’intervento, i soggetti attuatori e le iniziative realizzabili, invita tutte le realtà coinvolte a fare sistema e ad entrare in modo deciso nell’economia sociale di mercato. In questo sistema, il terzo settore ha un’importanza primaria, grazie all’esperienza e al radicamento sul territorio. Dunque sarà chiamato a rivestire un ruolo centrale nell’ambito di una collaborazione di sistema per favorire sempre più l’inclusione sociale e la nascita di micro-progetti economici. Anche la Ue guarda con interesse al microcredito: non a caso è previsto il lancio di uno strumento europeo di microfinanziamento per l’occupazione e l’integrazione sociale.
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