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Barcellona, l’arte di disarmarsi

di Redazione

«Come si può capire un’opera d’arte? Come si può comprendere la sofferenza psichica? Come si può accogliere il mistero del sacro?». Sono queste le domande alla base dell’ultimo libro di Pietro Barcellona, Elogio del discorso inutile (Dedalo, pp. 150, euro 16). Filosofo, già componente del Csm, Barcellona è stato tra i protagonisti più appluaditi al recente Meeting di Rimini.

Se si potesse fare una rappresentazione semplificata della realtà, il mondo apparirebbe diviso tra consulenti predicatori che forniscono ricette e soluzioni e una sempre più larga maggioranza di individui disorientati e incapaci di prendere decisioni autonomamente. Il discorso pubblico è fondato, insomma, essenzialmente sul principio di utilità, verificato semplicemente attraverso il successo e la performatività delle soluzioni proposte

Lavorare sulle resistenze permette di non scambiarle per verità assolute: l’ “arte di disarmarsi” è proprio la trasformazione della resistenza in una domanda aperta all’interrogazione su se stessi e il mondo. Disarmarsi è andare “incontro all’incontro”, per riuscire a percepire, ad ascoltare, con la stessa meraviglia della prima volta. Solo dall’incontro ha davvero inizio la storia, intesa come narrazione in relazione con l’altro che ascolta. L’ascolto non può che essere relazionale: la presenza dell’altro implica l’apertura dello spazio dell’interrogazione. Chi fa una domanda, sta donando la possibilità di rispondere, sta iniziando il dialogo, ponendosi in una disponibilità affettiva.

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