Mondo
Basta marginalizzare i corpi intermedi
«In Italia è difficile digerire il fatto che siamo enti di natura privata che perseguono scopi di pubblica utilità»
di Redazione
«Le Fondazioni di origine bancaria italiane sono un sistema che per dimensioni ha pochi eguali al mondo: è composto da soggetti autonomi, i quali perseguono esclusivamente scopi di pubblica utilità e di benessere collettivo, ma che rivendicano una natura inequivocabilmente privata». Parole pronunciate con orgoglio dal presidente di Acri, Giuseppe Guzzetti in occasione della Giornata delle Fondazioni. Innanzitutto i numeri: le fondazioni sono 88, hanno un patrimonio che sfiora i 50 miliardi di euro e garantiscono erogazioni intorno al miliardo e mezzo all’anno.
La decima edizione del Convegno annuale dell’Acri, tenutosi giovedi 10 giugno a Palazzo Montecitorio si intitolava “Fondazioni: eredi di comunità, figlie del Parlamento. A vent’anni dalla Legge Amato, una storia tra finanza e sussidiarietà”. Per questo Guzzetti, subito dopo l’introduzione del presidente della Camera e “padrone di casa”, Gianfranco Fini, ha ripercorso la storia ventennale di questi enti che hanno «contribuito a rafforzare il sistema democratico e il pluralismo dando concreta attuazione al principio di sussidiarietà orizzontale con il sostegno al terzo settore». Un discorso tutt’altro che di routine quello di Guzzetti. Il numero uno di Acri infatti non le ha mandate a dire. «Siamo consapevoli che in Italia è difficile accettare che le Fondazioni siano soggetti di natura privata la cui attività è finalizzata al perseguimento di scopi di utilità sociale», ha rivendicato. «Il motivo è che il ruolo dei corpi intermedi della società è tuttora marginalizzato». E non si è tirato indietro neanche di fronte alla valutazione delle polemiche che hanno riempito le pagine dei giornali negli ultimi mesi, a proposito di ingerenze politiche nella governance degli istituti bancari. «Ricordo solo che le banche», ha chiarito Guzzetti, «sono soggetti privati profit, che appartengono alla sfera del mercato, e che le Fondazioni sono investitori istituzionali: presidio dell’autonomia delle banche, purchè siano esse stesse capaci di salvaguardare la propria».
C’è stato spazio anche per ribadire il nuovo profilo dell’impegno che ha visto protagoniste le fondazioni. «In questi anni abbiamo anche pensato a come si potesse utilizzare una parte dei nostri patrimoni per investimenti che sostenessero lo sviluppo economico e sociale del Paese». Il riferimento è all’acquisto del 30% della Cassa Depositi e Prestiti da parte di 66 fondazioni, e alla partecipazione al Fondo F2i per le infrastrutture. «Investimenti che danno il senso», ha concluso Guzzetti, «di un nuovo percorso nella gestione del patrimonio». (L. A.)
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