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Bauman, l’amore nell’era dell’egoismo

di Redazione

L’arte della vita: si intitola così il nuovo libro di Zygmunt Bauman (Laterza, 15 euro). Il grande pensatore affronta un tema politicamente scoretto: il valore della fedeltà in amore. Ecco un passaggio.

Tracciare il confine tra il diritto alla felicità personale e l’egoismo esasperato disposto a mandare in frantumi la famiglia può essere doloroso, ma di una cosa possiamo esser certi: quel confine, ovunque sia, viene violato nel momento in cui l’atto di stringere e sciogliere legami tra gli uomini è dichiarato moralmente indifferente e neutro, sollevando a priori gli attori dalla responsabilità delle reciproche conseguenze di ciò che fanno: da quella stessa responsabilità incondizionata che l’amore promette, nella buona e nella cattiva sorte, e che lotta per costruire e conservare. Per farla breve: l’amore non è qualcosa che si possa trovare, non è un objet trouvé o un ready-made. È qualcosa che richiede di essere creato e ricreato ogni giorno, ogni ora; che ha bisogno di essere costantemente risuscitato e riaffermato e richiede attenzione e cure. In linea con la crescente fragilità dei legami umani, con l’impopolarità degli impegni a lungo termine, con l’eliminazione dei «doveri» dai «diritti» e l’elusione di ogni obbligo che non sia «verso se stessi» si tende a vedere nell’amore qualcosa che è perfetto dall’inizio oppure è fallito, e che dunque è meglio abbandonaree sostituire con esemplari «nuovi e migliorati», si spera davvero perfetti. Un simile amore non sopravvivrà al primo piccolo litigio, e tanto meno al primo serio disaccordo e scontro.

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