Volontariato

Bazzari: «Servire l’uomo fragile»

Stress Terminale/ Intervista al presidente della Fondazione Don Gnocchi

di Redazione

Alla Fondazione don Gnocchi da cinquant?anni stanno tutti i giorni sul confine tra la vita e la morte. Ne parliamo con il presidente, monsignor Angelo Bazzari.

Vita: Si diffonde la paura dell?accanimento terapeutico, contro cui si invoca una legge sul testamento biologico. Che ne pensa?
Angelo Bazzari: Siamo contro l?accanimento terapeutico, così come siamo contro l?eutanasia. Però nella nostra esperienza il desiderio di dare indicazioni anticipate sulle cure è raro, di solito di persone affogate in una solitudine. Stanno uscendo dei dati, ma mi lasciano dubbioso: qualsiasi numero oggi è strumentalizzato. Il vero tema, poi, non è quello delle dichiarazioni anticipate di trattamento, ma il definire il confine tra il rifiuto dell?accanimento terapeutico e l?eutanasia. Noi non interveniamo nel dibattito: alle dichiarazioni di principio preferiamo servire l?uomo fragile.

Vita: Se una persona arrivasse in un suo centro con un testamento biologico, lo osservereste in toto o ci sono rinunce che non accetterebbe?
Bazzari: Io non rifiuterei niente a nessuno. Le persone che si rivolgono a noi hanno un effettivo bisogno di salute e se esprimono questa richiesta vuol dire che cercheremo di migliorare la nostra capacità di incontrare la medicina del desiderio e del bisogno. Non spetta a me entrare nel sacrario delle coscienze? Io però non devo negare il messaggio della vita.

Vita: Cosa ha pensato quando don Verzé ha confessato di aver staccato la spina a un amico?
Bazzari: Che è stata un?uscita sbagliata e fuori luogo. Tant?è che poi ha fatto una smentita ufficiale.

Vita: Avete appena fatto un convegno sulla fragilità: perché?
Angelo Bazzari: È l?indicazione di don Gnocchi, che ha fissato i paletti della sua solidarietà sulla frontiera della vita. La fragilità è un problema, ma noi vi vogliamo cogliere anche una risorsa e un dono: le zone grigie dell?umano sono gli orizzonti di futuro.

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