Non profit
Bcc, il mutualismo ora si pensa in grande
Sergio Gatti: «Così difendiamo il risparmio in tempo di crisi»
di Redazione

«Quella che viene messa in discussione oggi, contro cui si rivolgono i cortei, è la tecnofinanza, la finanza per la finanza. Ecco, non entro nel merito delle proteste e delle ragioni che le muovono. Dico solo che la nostra è una realtà di banche che, fin dalle sue origini, si fonda sul principio opposto: fare banca per le persone, gestita dalle persone e dai territori, attraverso votazioni che avvengono ogni tre anni. Cosa c’è di più innovativo, e democratico, di questo sistema?».
Nonostante il periodo non facile ? il doppio colpo “subito” con l’ultima manovra correttiva, che ha ritoccato al rialzo l’Irap, e ha pure tassato la capacità di patrimonializzazione delle imprese cooperative ? guardando alla situazione di scenario Sergio Gatti (nella foto), dg di Federcasse (associazione che riunisce oltre 400 banche di Credito cooperativo e Casse rurali) resta convinto che il valore aggiunto rappresentato da questo modo di “fare banca” riuscirà a tener vive le proprie ragioni. «Basta guardare alla nostra storia: è nelle fasi economiche più difficili che è cresciuto il Credito cooperativo, proprio per dare cittadinanza a chi non poteva mettere piede nelle banche tradizionali; quindi a maggior ragione oggi rappresentiamo una risorsa del Paese, e non più solo un patrimonio dei soci».
Come stanno reagendo i vostri un milione e centomila soci alla fase acuta della crisi?
I soci ? e stiamo parlando di famiglie, imprese, enti non profit ? hanno condiviso, e apprezzato, la scelta di affrontare il picco della crisi, tra il 2009 e l’inizio del 2011, penalizzando i bilanci delle banche stesse piuttosto che andare a penalizzare i bilanci famigliari e delle imprese. Ora però c’è da fare un salto in avanti, con più consapevolezza: le nostre banche si possono finanziare solo con la raccolta diretta; se la raccolta dei nostri territori evade dal territorio, sarà difficile per quella banca poter rispondere alle esigenze di investimento delle famiglie, continuare a sostenere le imprese e gli stessi Comuni. Va riaffermata la natura mutualistica delle nostre banche, in entrambi i sensi: lasciare la raccolta, che ovviamente deve essere adeguatamente remunerata, nelle nostre banche vuol dire dare la possibilità al proprio figlio di accendere un mutuo, alla propria azienda di avere un finanziamento.
Quali misure state mettendo in campo?
Ci siamo dati degli obiettivi ben precisi. Per quanto riguarda clienti e soci, il primo obiettivo è remunerare adeguatamente il risparmio, ricordando che noi abbiamo delle forme di protezione originali: abbiamo da poco attivato il Fondo di garanzia istituzionale, il nuovo strumento di natura mutualistica che ? insieme al nuovo Statuto ? consolida l’intero sistema delle Bcc, salvaguardando in via diretta la liquidità e la solvibilità delle singole banche. Secondo, vogliamo continuare a dare credito, selezionando chi merita dal punto di vista della bontà dell’iniziativa imprenditoriale, ma anche dal punto di vista della capacità di rimborso: noi non possiamo prestare con superficialità quel denaro che è diventato così raro da raccogliere. Terzo obiettivo, far crescere una banca capace di guardare alle generazioni future, e questo vuol dire anche pensare a formule di previdenza e di assistenza integrative. Perché la vita media si allunga, e questa è una grande conquista, ma occorre prevedere e programmare un percorso di assistenza e previdenza sanitaria integrativi, che consentano di vivere dignitosamente gli anni in più che ci è concesso vivere.
Cambierà il vostro modo di fare banca?
Dobbiamo consolidarci, fare pulizia nei bilanci. La coerenza cui abbiamo tenuto fede in questi anni, il non chiudere i rubinetti, è una coerenza che paga in termini di soddisfazione dei soci e dei clienti, ma è anche una scelta che si paga: le sofferenze sono aumentate. È sempre più difficile per famiglie e imprese onorare gli impegni, e noi dobbiamo fare attenzione, cercare di invertire la tendenza di questo ultimo periodo: i nostri patrimoni, creati grazie a una buona redditività, sono stati via via riassorbiti per far fronte alle sofferenze. Ora la sfida è diminuire le sofferenze e arricchire di nuovo i patrimoni con forme di redditività nuove.
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