Non profit

Bici, l’investimento che dà utili (ecologici)

Mobilità

di Redazione

Andare in bicicletta in città è molto piacevole. Non si è chiusi all’interno di involucri, isolati al contatto umano, ostili nei confronti degli altri.
La velocità, che dipende dalle nostre gambe, è comunque tale da permettere di interloquire con gli altri, fornire informazioni, sentire discussioni, vedere le cose. Non si è stressati dalle file del traffico, i tempi sono programmabili, si può andare dove si vuole. Con la bici l’ansia si riduce.
È piacevole superare le file di auto, fermarsi esattamente dove si desidera, potersela caricare in spalla e superare ostacoli, portarla su altri mezzi (treno, metro ovviamente ove possibile). Insomma dà un gran gusto.
Se al piacere personale si aggiunge il vantaggio in termini ambientali (le non emissioni, il non traffico, il silenzio, il risparmio energetico) la bicicletta risulta di gran lunga il mezzo di locomozione più fantastico attualmente disponibile.
Ma la bicicletta è ancora di più, è uno strumento autogestito: l’investimento iniziale (l’acquisto) incide in maniera ridotta, vuole poca manutenzione, si può riparare facilmente, dura a lungo, non viene superata da modelli “innovativi” o “ecologici”, non paga le tasse, non ha bisogno di patenti, non sottostà a quelle inefficaci misure di sicurezza imposte dal mercato.
In sintesi è piacevole, ecologica, autogestita. Non credo che si possa volere di più.
E allora essendo ben noto a tutti il problema della mobilità urbana perché gli investimenti pubblici continuano a concentrarsi sulle strade, per mantenerle, innovarle e farne nuove, perché i finanziamenti privati si concentrano su auto elettriche o più efficienti (ma ci può essere un motore a scoppio sostenibile?), perché si dilapidano le casse pubbliche per onerosissime metropolitane piuttosto che fare piccoli investimenti per sostenere i ciclisti?
I cattivi, e tra essi anch’io, sostengono che è proprio per questo che non si finanziano le piste ciclabili: perché la mobilità in bici è davvero concorrenziale con quella automobilistica e quindi con il modello di consumi di cui le auto sono l’emblema.
*direttore generale WWF Italia

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