Questo blog si meriterebbe una sezione credits, dove ringraziare tutte le persone che gentilmente segnalano e suggeriscono. L’imbeccata odierna, ad esempio, è davvero golosa: un pezzo de Il Fatto Quotidiano che racconta di una jount venture promossa dall’italianissimo consorzio Abn con un’impresa sociale e una charity inglesi. L’obiettivo è di esportare nel Regno Unito un loro fortunato progetto consortile che prevede la realizzazione e l’installazione di pannelli fotovoltaici, grazie anche al sostegno di Banca Prossima. Una bella storia che sa anche di rivincita. Infatti è di non molto tempo fa un report del Cabinet Office inglese che andando in giro per il mondo a cercare esempi virtuosi di Big Society, nel caso italiano non era riuscito ad andare oltre al sempre più malridotto servizio civile nazionale. Ed è anche una rivincita rispetto alla pletora di politici ed intellettuali nostrani che sostengono la necessità di “importare” la Big Society in Italia, non accorgendosi che ce l’hanno sotto il naso. Infine è un discreto smacco anche per gli innovatori sociali à la page che rilanciano qualsiasi cosa capiti loro sotto il naso, con poco o nullo spirito critico. Ad esempio un recente pezzo del Guardian dove si segnala – udite udite – il gruppo Mondragon come caso di Big Society basca (non spagnola, mi raccomando). Gran scoperta! Meno male che in Umbria, e da molte altre parti in Italia, anche a pochi chilometri da casa del ministro Sacconi, c’è chi la Big Society la fa.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.