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Bombardato l’ospedale di Medici Senza Frontiere, tre operatori uccisi e 30 dispersi

Nella notte un violento bombardamento ha colpito e distrutto il centro traumatologico di MSF a Kunduz. Gli Usa hanno ammesso che potrebbero essere stato un attacco americano e parlato di "danni collaterali". Ma bombardare un ospedale è inaccettabile

di Redazione

Aggiornamento: Dodici operatori di MSF e almeno 7 pazienti, tra cui 3 bambini, sono stati uccisi; 37 persone, tra cui 19 operatori di MSF, sono rimasti feriti. Per MSF questo attacco rappresenta una grave violazione del Diritto Internazionale Umanitario. Tutti gli elementi in questo momento portano ad attribuire i bombardamenti alle forze della Coalizione internazionale. MSF chiede alla Coalizione un resoconto completo e trasparente sui bombardamenti effettuati a Kunduz sabato mattina. MSF chiede inoltre un’investigazione indipendente per garantire la massima chiarezza e trasparenza. «Questo attacco è ripugnante ed è una grave violazione del Diritto Internazionale Umanitario” ha detto Meinie Nicolai, presidente di MSF che oggi si trova in Italia. “Chiediamo alle forze della Coalizione completa trasparenza. Non possiamo accettare che questa terribile perdita di vite umane venga liquidata semplicemente come un ‘effetto collaterale’».

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Tre operatori di Medici Senza Frontiere sono morti questa notte sotto i bombardamenti che hanno colpito il centro traumatologico di MSF a Kunduz in Afghanistan. Oltre trenta persone sono ancora disperse. È accaduto nella notte di sabato 3 ottobre, alle 2.10, quando l'ospedale è stato colpito più volte da pesanti bombardamenti ed è stato gravemente danneggiato. L’equipe medica sta lavorando senza sosta e sta facendo tutto il possibile per la sicurezza dei pazienti e dello staff dell’ospedale, ma tutte le sale operatorie sono andate distrutte, i medici stanno usando anche gli uffici per operare (in foto). «Li chiamano "danni collaterali" ma sono uomini, donne, pazienti, familiari, medici, infermieri. Chi gliela ridà la vita?», ha scritto su twitter Stefano Zannini, direttore del supporto operazioni di Medici Senza Frontiere (MSF). Il portavoce delle forze Usa in Afghanistan ha ammesso che un intervento americano «potrebbe avere causato danni collaterali ad una struttura medica della città».

«Siamo profondamente scioccati dall’attacco che ha ucciso nostri colleghi e pazienti, e compromette gravemente la situazione sanitaria a Kunduz», ha detto il dottor Bart Janssens, Direttore delle operazioni di MSF. «Non conosciamo ancora l’esatto numero delle vittime. La nostra equipe medica sta fornendo primo soccorso e trattando i pazienti e gli operatori MSF rimasti feriti, mentre si prende cura delle vittime. Esortiamo tutte le parti a rispettare la sicurezza delle strutture e del personale sanitario».

Da quando lunedì sono scoppiati i combattimenti, MSF ha curato 394 feriti. La struttura di MSF è l’unica struttura del suo genere in tutto l’Afghanistan nord-orientale e fornisce trattamenti per salvare arti e vite. I medici di MSF trattano tutte le persone secondo i loro bisogni medici e non fanno distinzioni in base a etnia, credo religioso o affiliazione politica.

Al momento del bombardamento di questa notte nell’ospedale c’erano 105 pazienti, le persone che li accudiscono e oltre 80 operatori nazionali e internazionali di MSF. Entrambe le parti in conflitto, in Kabul e Washington, avevano ri-ricevuto le coordinate GPS dell’ospedale lo scorso 29 settembre.

Oggi pomeriggio Msf trasferirà alcuni feriti all'ospedale di Emergency a Kabul. Emergency, che ha immediatamente espresso la sua solidarietà a Medici senza Frontiere e condannato fermamente l'attacco da parte delle forze Nato all'ospedale a Kunduz, in Afghanistan, «resta a disposizione di Msf e della popolazione di Kunduz per curare gli altri feriti che potranno essere evacuati dalla città. Bombardare un ospedale dove si curano i feriti è un atto di violenza inaccettabile. Un ospedale è un luogo di cura che come tale va tutelato e ciò è possibile solo se gli ospedali vengono rispettati da tutte le parti in conflitto, come previsto dalle convenzioni di Ginevra», ha scritto in un comunicato.

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