Formazione

Bond senza rating, il 30% parla italiano

Record negativo

di Redazione

Ventuno miliardi di euro, circa 40mila miliardi di vecchie lire: a tanto ammontano le obbligazioni societarie in scadenza nel 2004. Si comincia il 15 marzo con un bond da 100 milioni di euro del gruppo Lucchini, si finisce il 1° ottobre con un prestito di analogo importo di Parmalat Brasil Administracao e Participacoes. Come andrà? Verranno tutti rimborsati oppure assisteremo ad altri default?
La domanda sono in molti a porsela, anche perché dei corporate bond senza rating emessi in Europa, quasi il 30% è sul mercato italiano, un vero e proprio primato. Ma bisogna anche aggiungere che lo stesso valore che assume oggi il rating è diventato piuttosto discutibile.
Ha suscitato, infatti, non poche perplessità l?audizione in parlamento di Maria Pierdicchi, responsabile per l?Italia di Standard&Poor?s (accusata di aver mantenuto su Parmalat un giudizio da investment grade fino alla vigilia del dissesto). «Se una società di rating si deve affidare alla buona volontà delle aziende per dare un voto», è stato rilevato, «allora il rating non fornisce alcun valore aggiunto per la scelta del titolo».

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