Cala il sipario sulla querelle del bonus bebè. Nella seduta-fiume di domenica 4 settembre, la commissione Bilancio del Senato ha scritto la parola fine sulla vicenda della restituzione dei mille euro del bonus bebè da parte di 8mila famiglie italiane, vicenda che si è dipanata per tutta l’estate alternando i toni del dramma e della farsa.
Tra i tanti emendamenti alla Manovra approvati, infatti, c’è anche quello del senatore Gilberto Pichetto Fratin (Pdl), che modifica il comma 6 e chiarisce una volta per tutte che chi nel 2005 incassò i mille euro del bonus pur avendo un reddito lordo superiore ai 50mila euro, ora i soldi li deve restituire, ma la questione finisce lì. L’emendamento dà 90 giorni di tempo dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto per restituire i soldi e congela per lo stesso periodo i procedimenti penali ed amministrativi avviati su segnalazione dell’Agenzia delle Entrate, quelli per cui lo Stato avrebbe condannato le famiglie a pagare anche una ulteriore multa di 3mila euro. La restituzione dei mille euro, invece (ora è scritto nero su bianco), «estingue» definitivamente i procedimenti penali e amministrativi.
Nella versione approvata dell’emendamento (definitiva, visto che sulla Manovra ora è stata posta la fiducia) è scomparsa la distinzione tra chi superava sì i 50mila euro fissati per avere diritto al bonus ma come reddito lordo, mentre aveva un reddito netto inferiore a quella cifra, distinzione che invece era menzionata nella risoluzione approvata a inizio agosto. Con l’emendamento Fratin quindi la vicenda è chiusa per tutti. Ma con l’amaro in bocca.
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