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Boom di lavoro minorile: + 30%

A un anno dalle alluvioni che hanno devastato il paese Save the Children fa il punto della situazione

di Redazione

Il coinvolgimento di bambini in lavoro minorile è cresciuto di oltre il 30%. In crescita anche i casi di abusi su minori e di matrimoni precoci a un anno di distanza dalla drammatica emergenza causata dalle prolungate e devastanti alluvioni che hanno colpito il Pakistan, tra la luglio e agosto 2010.

E’ quanto emerge da una ricerca realizzata da Save the Children in 8 dei distretti colpiti dalle alluvioni, in occasione della diffusione del rapporto “Pakistan, un anno dopo”.

I bambini sono stati spinti a lavorare in luoghi e ambienti pericolosi come fabbriche e garage, poiché i loro genitori non potevamo più guadagnarsi da vivere a sufficienza, a seguito del collasso dell’economia locale, documenta la ricerca. Che sottolinea anche, fra le conseguenze della devastante emergenza, la crescente vulnerabilità ed esposizione a rischio di violenze e abusi dei minori: la ong direttamente ha identificato quasi 1.200 casi di abusi e un aumento dei matrimoni precoci anche fra bambini di 9-10 anni: una misura – questa del matrimonio – a cui i genitori ricorrono per “proteggere” la loro figlia dal rischio di essere abusata e dunque “disonorata”.

Il rapporto di Save the Children “Pakistan, un anno dopo” documenta inoltre il forte indebolimento del sistema scolastico, con il 47% dei genitori intervistati che dichiara che non ci sono insegnanti nelle scuole dei loro figli, il crollo verticale dei guadagni delle famiglie, diminuiti anche del 70% e l’impossibilità per oltre il 30% degli intervistati di ricostruire le proprie abitazioni.

Molti dei 10 milioni di minori colpiti dalle devastanti alluvioni lottano ancora per sopravvivere: in alcune delle aree più disastrate il 23% dei bambini è malnutrito. 

Quasi la metà dei genitori intervistati da Save the Children dichiara che i propri figli hanno fobie, incubi e altri sintomi di sofferenza e trauma psicologico. In un distretto del Punjab 1 famiglia su 10 ammette che i propri figli hanno iniziato ad assumere hashish o colla per attutire il carico emotivo.

David Wright, Direttore di Save the Children in Pakistan dichiara:

“A un anno dalle alluvioni ancora moltissimi bambini lottano per sopravvivere, come in un incubo che non ha fine. E’ necessario invece che possano abbandonare il lavoro e tornare a scuola”.

Save the Children ha sviluppato in Pakistan il suo più massiccio ed ampio intervento di emergenza, raggiungendo e aiutando 4 milioni di persone, di cui 1.8 milioni di bambini e prestando cure a 25.000 bambini malnutriti. Cibo, rifugi, assistenza sanitaria, trattamenti nutrizionali, creazione di 200 “aree di gioco sicure e protette”per bambini, sostegno alle scuole, programmi di lavoro in cambio di denaro (cash for work). Ecco in sintesi le principali attività e interventi portati avanti dall’organizzazione.

Tuttavia le proporzioni del disastro richiedono ancora moltissimo lavoro.

Conclude David Wright: “Quello in Pakistan è stato l’intervento più grande e massiccio di Save the Children in risposta ad una emergenza. Grazie ai fondi ricevuti da tantissimi donatori Save the Children ha potuto aiutare 4 milioni di persone ma se vogliamo che i milioni di bambini e adulti colpiti dal disastro possano tornare a una normalità di vita, c’è bisogno di uno sforzo congiunto del governo del Pakistan e della comunità internazionale per ridurre la fame e l’ impoverimento, aiutare le persone a ricostruirsi una vita e per realizzare un piano di ricostruzione economica e sociale di lungo periodo”.

 

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