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brunetta sconfitto:bla camera cancellabl’articolo anti disabili

collegato Il governo ritira le norme che limitavano i permessi

di Redazione

Vittoria dell’opposizione, che avverte: attenzione, potrebbero riprovarci.
Tra le ipotesi respinte, una banca dati dei dipendenti pubblici che chiedevano
di assentarsi per assistere familiari con gravi handicap D isabili battono Brunetta 1 a zero. Almeno per ora. È stato sventato nella notte del 2 ottobre, alla commissione Lavoro della Camera, l’attacco che il governo, nella persona del ministro della Funzione pubblica, voleva portare al cuore della legge 104, quella che dal 1992 tutela i diritti dei disabili.
In discussione c’era il Collegato alla Finanziaria, in cui era stato inserito un emendamento (a firma del ministro Brunetta) fortemente penalizzante in materia di permessi lavorativi previsti per i lavoratori disabili oppure parenti di disabili gravi, che quindi hanno la necessità di assentarsi dal lavoro per prestare assistenza ai loro congiunti.
L’emendamento, sottoposto a un fuoco di fila incrociato da parte di numerosi deputati dell’opposizione, è stato poi ritirato dallo stesso governo, consapevole del clima molto ostile e anche della delicatezza della materia.
«Quell’articolo era un vero smontaggio del sistema dei diritti dei disabili e dei loro familiari, consolidati da vent’anni», è il commento dell’onorevole Luigi Bobba , vicepresidente della commissione Lavoro e tra gli autori dell'”affondamento”. «Di fronte alla nostra reazione decisa, che si è concretizzata in un emendamento soppressivo di quello del governo, si è aperta una breccia in campo avverso e sono stati gli stessi esponenti del governo a battere in ritirata, cancellando l’articolo in questione».
Ma che cosa prevedeva nel dettaglio l’emendamento Brunetta? In sintesi, la norma riduceva la durata dei permessi (oggi fissati a tre giorni al mese); privava del diritto alle «assenze per cura» il lavoratore il cui coniuge non avesse diritto ai permessi (per esempio, chi ha la moglie casalinga non avrebbe più potuto assistere il figlio disabile); restringeva la “platea” di familiari che hanno il diritto al permesso (i nipoti non avrebbero più potuto assistere gli zii, per esempio); considerava valida solo l’assistenza prestata al domicilio del disabile (e non in casa propria) e, infine, istituiva una banca dati dei permessi e dei loro beneficiari, consultabile in qualsiasi momento dalla pubblica amministrazione, introducendo deroghe alla legge sulla privacy (oggi queste schedature dei permessi sono infatti proibite, per evidenti motivi).
Al posto del provvedimento contestato – che tra l’altro non aveva raccolto grandi consensi neppure in una parte della maggioranza, soprattutto quella vicina ad An – è stato invece approvato un comma all’articolo 39-quinquies che concede una delega al governo per il riordino della normativa in materia di congedi, aspettative e permessi; l’emendamento, proposto dall’onorevole Paola Binetti (Pd), testualmente prevede la «razionalizzazione e semplificazione dei documenti da presentare, con particolare riferimento alle persone gravemente handicappate ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o affette da patologie di tipo neuro-degenerativo od oncologico».
Insomma, un articolato di buon senso per una rivoluzione in senso punitivo che è stata per fortuna stoppata, almeno per ora. «Vigileremo, perché non vorrei che questo arretramento preludesse a qualche altro testo di questo stesso tenore», avverte ancora Bobba, che si sta già preparando, con il suo gruppo, alla discussione sul Collegato che si sposterà in aula probabilmente a partire dal 15 ottobre. «D’altra parte, la legge 104 è una normativa all’avanguardia che tutta l’Europa ci invidia, senza contare che soprattutto di questi tempi è insensato andare a colpire persone e famiglie già gravate da problemi e difficoltà e che esprimono un maggior carico di bisogni».

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