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Cancro alle ovaie se è grave lo dice una molecola
Lo studio, coordinato dall’Istituto "Mario Negri", dimostra l’esistenza della "firma molecolare". Tra i finanziatori della ricerca Airc
di Redazione
Uno studio “made in Italy” dimostra come la misura di alcune piccole molecole di RNA, denominate micro-RNA, permetta di stabilire quali siano le pazienti con carcinoma dell’ovaio in stadio 1 che guariranno e quelle che presenteranno una recidiva del tumore e avranno quindi una sopravvivenza ridotta a causa della malattia. Un articolo su questo è stato pubblicato sull’ultimo numero della prestigiosa rivista medica Lancet Oncology, online in data odierna.
Lo studio, che è stato eseguito in 144 pazienti con un’osservazione di nove anni dalla diagnosi, è stato coordinato ed effettuato nei laboratori del Dipartimento di Oncologia dell’Istituto Mario Negri, diretti da Maurizio D’Incalci e si è avvalso di una collaborazione con i reparti di Oncologia Ginecologica dell’Ospedale San Gerardo di Monza – Università Milano Bicocca, diretti da Costantino Mangioni e dal gruppo dell’Ospedale Sant’Anna di Torino, Università di Torino, diretto da Dionyssios Katsaros. L’analisi dei dati è stata coordinata da Duccio Cavalieri del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Firenze e da numerosi bioinformatici e statistici del Mario Negri di Milano, dell’Università di Padova e della Fondazione Edo Tempia di Biella.
Lo studio dimostra che esiste quello che i ricercatori chiamano “firma molecolare”, che definisce la prognosi, cioè la sopravvivenza delle pazienti. In particolare, per una di queste piccole molecole di RNA denominata miR-200c l’associazione è molto forte e confermata statisticamente su due serie di pazienti del tutto indipendenti.
Secondo il giovane ricercatore Sergio Marchini, che è il principale responsabile della parte biologica di questo studio, e di Maurizio D’Incalci: «Questi dati sono di grande importanza per gettare le basi per effettuare le terapie più appropriate nei diversi pazienti con carcinoma dell’ovaio allo stadio 1, sulla base del rischio di recidiva. Inoltre si intravede la possibilità di sviluppare nuove terapie più efficaci in gruppi selezionati di pazienti con questa malattia».
«Una parte importante della ricerca oncologica – aggiunge Maurizio D’Incalci – è oggi indirizzata alla identificazione di metodi per predire la prognosi, cioè la sopravvivenza dei pazienti, così da poter intensificare le cure specificamente in quei pazienti per i quali si prevede un andamento della malattia meno favorevole. Le maggiori conoscenze di biologia molecolare dei tumori e l’impiego di nuove tecnologie sta aprendo la strada all’identificazione di “biomarcatori molecolari” che possono consentirci una diagnosi più precoce e più precisa, e/o di prevedere l’andamento della malattia e a volte l’efficacia della terapia».
Lo studio è stato possibile attraverso un finanziamento della Fondazione Cariplo, della Fondazione Nerina e Mario Mattioli Onlus e della Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc).
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